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Pd in crisi di nervi: il decreto Lavoro è una provocazione

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Gianni Di Capua
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 L’idea del governo di tenere il consiglio dei ministri per approvare le nuove misure sul lavoro sta facendo letteralmente impazzire la sinistra. Da Fratoianni, leader di SI al partito Democratico è un diluvio di dichiarazioni polemiche, con attacchi e accuse. Il Pd ha addirittura affidato il suo livore a una lunga nota in cui definisce il prossimo decreto Lavoro una «provocazione». «Il Consiglio dei ministri del 1 maggio sarà l’occasione per il governo di sbandierare un taglio temporaneo del cuneo fiscale con cui metterà una piccola, temporanea misura di qualche mese alla voragine della perdita del potere d’acquisto dei salari provocata dall’inflazione», inizia la lunga nota, avvertendo che «approvarlo il 1 maggio, nascondendosi dietro alle bandiere delle lavoratrici e dei lavoratori, è una provocazione e una grande presa in giro».

«È lo stesso governo - riprende la nota dem che con il Def invoca la moderazione salariale, non mette un euro sul rinnovo dei contratti pubblici e non si impegna a sollecitare il rinnovo dei contratti privati scaduti per più di 6 milioni di lavoratori. Nascosto nel decreto ci sarà invece un ulteriore aggravio della precarietà del lavoro, attraverso la facilitazione dell’uso e abuso dei contratti a termine, fino a 24 mesi, con la collaborazione di associazioni sindacali non rappresentative, le stesse che firmano i contratti pirata, o con quella dei consulenti del lavoro, che non sono certo un organismo di rappresentanza». E non poteva mancare l’attacco al taglio del reddito di cittadinanza che il governo vuole ridurre e sostituire con altre misure che non premino i «fannulloni».

«Come non bastasse tutto questo - scrive ancora il partito Democratico - il decreto introduce due misure sostitutive del reddito cittadinanza per le quali verranno stanziate risorse nettamente inferiori rispetto a quanto il governo precedente aveva previsto per il Rdc: -12% nel 2024, -25% nel 2025 e -31% nel 2026. È la conferma che il governo sta facendo cassa a detrimento delle politiche contro la povertà. E viene affossata l’idea di una misura di contrasto universale alla povertà: saremo l’unico Paese europeo senza questa rete di protezione». «Per tutti questi motivi approvarlo il 1 maggio - concludono i dem - nascondendosi dietro alle bandiere delle lavoratrici e dei lavoratori, è una provocazione e una grande presa in giro». Attacchi che il leader della Lega e ministro dei Trasporti Matteo Salvini liquida con poche parole, spiegando che con il nuovo decreto ci saranno aiuti per gli stipendi più bassi: «Il primo maggio, invece di essere a concerti, saremo ad approvare un nuovo taglio delle tasse per gli stipendi più bassi: chi ha stipendi fino a 25 mila euro avrà fino a 50 euro in più in busta paga».

Il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Tommaso Foti, replica direttamente al Partito Democratico: «Dalle parti del Pd e della sinistra targata Schlein si nota un certo nervosismo. Il motivo è semplice: il governo Meloni con la scelta di portare in Cdm il prossimo primo maggio provvedimenti concreti per il lavoro, tra cui l’abbattimento del cuneo fiscale, ha smascherato anni e anni di demagogia e propaganda. Per loro la pacchia è finita. Quelli del Pd, avvezzi a riposarsi dopo un po’ di fatiche congressuali, ritengono che il modo migliore per onorare il 1 maggio sia quello di partecipare a qualche concertone o festa vip. E dunque mal sopportano che ci siano una maggioranza e un Governo che il primo maggio possano occuparsi concretamente dei lavoratori anziché dirlo soltanto, possibilmente in qualche circolo radical chic». 

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