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Giorgia Meloni lavora per giocarsi il "triplete". Obiettivo Giubileo, Expo 2030 e Olimpiadi

Luigi Bisignani
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Caro direttore, Giorgia caput mundi. La premier mai avrebbe immaginato di essere chiamata in soccorso con tanto di berretta cardinalizia e cappello in mano da un segretario di Stato come Pietro Parolin e dal mitologico presidente del Cio Thomas Bach. L'obiettivo era chiedere una mano d’aiuto al Presidente del Consiglio per il Giubileo del 2030 e per le Olimpiadi del 2026, data l’inezia sia dell’amministratore delegato di Milano-Cortina, il già giubilato Vincenzo Novari, sia dei sindaci di Roma, l’ex Virginia Raggi e Roberto Gualtieri. Parolin e Bach si sono resi conto della necessità immediata di un colpo d’ala che a quel punto non poteva che partire direttamente dal Primo Ministro in persona. E quindi Meloni, con una folta delegazione di ministri al seguito, ha incontrato Parolin in Vaticano nella Sala del Concistoro e Bach a Palazzo Chigi, assieme a Giovanni Malagò e al Ministro dello Sport Andrea Abodi. E, come se non bastasse, nel tour de force di incontri, in settimana la premier ha visto anche i delegati del Bureau International des Expositions che decideranno sulla candidatura di Roma per Expo 2030, il cui comitato per la promozione è presieduto da un fuoriclasse come Giampiero Massolo. Con loro Meloni si è impegnata a farsi «ambasciatrice di Expo Roma 2030» nel mondo e di supportare la candidatura italiana in tutte le visite ufficiali che da Presidente del Consiglio, farà all'estero. Una candidatura strategica non solo per il Bel Paese, ma per l’intera l’Unione Europea che, non a caso, si è già schierata pro Italia in contrapposizione a Riad. La città simbolo del mondo arabo, in effetti, ha impegnato ingenti risorse economiche ma non può competere con noi sul piano della democrazia e della trasparenza negli investimenti, elementi di non poco conto nelle valutazioni finali, tanto più in un momento in cui il mondo intero è impegnato nella difesa dei valori occidentali contro i regimi autoritari in Ucraina e per non parlare dell'ombra ancora incombente del Qatargate.

 

 

 

Per gli ispettori Expo si è trattato di un vero e proprio happening con meeting importanti con il presidente Mattarella che li ha accolti al Quirinale nella Sala del Bronzino ed altri eventi culminati con il grande gioco di luci al Colosseo, dove per riprodurre in cielo il logo di Roma Expo 2030 sono stati utilizzati ben 500 droni. Per Meloni realizzare il «triplete» Giubileo-Olimpiadi-Expo rappresenterebbe una vera e propria consacrazione, soprattutto dopo che Mario Monti prima, e Virginia Raggi dopo, avevano detto no alla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2020 e del 2024. Ma Giorgia vuole segnare un cambio di passo anche rispetto ai precedenti governi Conte e Draghi, che hanno sperperato inutilmente i fondi a disposizione a differenza sua che intende invece mettere al lavoro, per la riuscita di queste tre grandi vetrine, il meglio del Sistema Italia rilanciando così l’immagine del Paese: da Enel del nuovo binomio Scaroni - Cattaneo a Poste Italiane da Ferrovie di Luigi Ferraris all’UniCredit di Andrea Orcel. Sul dossier Milano-Cortina, il presidente del Comitato olimpico internazionale ed ex schermidore Thomas Bach, che conosceva Giorgia da prima che diventasse premier, ha tirato un bel sospiro di sollievo quando ha registrato l’assenza dell’ex Ad Vincenzo Novari, con il quale proprio non correva buon sangue e al quale attribuisce un’atmosfera tesa all’interno e all’esterno della Fondazione Milano-Cortina, che si era creata per le scelte inadeguate nei confronti dei principali stakeholder istituzionali. Per non parlare della cattiva gestione delle relazioni con il mercato dei potenziali sponsor e dell’inefficienza registrata anche in quello che doveva essere il suo habitat naturale, ovvero la gestione delle telecomunicazioni, tradottasi solo nella più classica infornata di manager di prima e seconda fascia provenienti dalla sua precedente esperienza in H3G. Ne deriva che ora, a ridosso di poco più di due anni dai giochi olimpici, il partner designato di Milano-Cortina, Fastweb, si deve sedere al tavolo con il nuovo Ad, Andrea Varnier e con i nuovi manager Operations e IT per correre ai ripari. Giorgia Meloni ha ora davanti un quadro Olimpiadi ben definito e dettagliatamente descritto direttamente da Bach. Data l’importanza che attribuisce all’evento, con ogni probabilità vorrà fare anche in questo caso una grande operazione-verità per capire cosa non ha funzionato e rimettere in sesto la macchina. Anche perché non ha nessuna intenzione di passare alla storia per una Virginia Raggi qualsiasi, che anziché segnare il «triplete» si ritrova con «zero tituli». Lei ormai studia da Merkel.
 

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