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Meloni sceglie il primo maggio per rivoluzionare il lavoro: cdm e decreto

Dario Martini
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C’è chi suona e chi lavora. Il primo maggio, giorno del tradizionale Concertone organizzato dai sindacati, Giorgia Meloni porta in Consiglio dei ministri il decreto Lavoro. Un provvedimento atteso da mesi che impatterà significativamente su svariati temi: dalle pensioni alla riduzione della tassazione in busta paga, dall’assegno unico alla semplificazione dei contratti a termine fino alle misure che prenderanno il posto del reddito di cittadinanza. La decisione di approvare il decreto proprio nel giorno della festa dei lavoratori ha un evidente valore simbolico. Con un messaggio chiaro: la sinistra ha perso lo storico legame con il tema del lavoro.

Il provvedimento del governo attuerà una riforma di ampio respiro. Il ministero del Lavoro, guidato da Marina Elvira Calderone, sta limando gli ultimi dettagli. Sul testo è alta anche l’attenzione del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Uno dei punti centrali, infatti, riguarda il taglio del cuneo fiscale.

 

PIÙ SOLDI IN BUSTA PAGA
Per la precisione, si tratta di un’ulteriore sforbiciata dopo quanto stabilito a dicembre in legge di bilancio. Come ha ricordato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, «il governo ha già agito con la manovra economica, finanziando il taglio di due punti del cuneo fiscale (per redditi fino a 35mila euro, ndr) che scadeva il 31 dicembre. Siamo riusciti a finanziarlo anche quest’anno, incrementando un terzo punto di taglio per i redditi più bassi sotto i 25mila euro. Tra pochi giorni arriverà un altro punto di taglio soprattutto per coloro che hanno un reddito più basso. In questo modo saremo arrivati a 4 punti per coloro che hanno salari sotto i 25mila euro. Ma qualcos’altro in più potrà essere fatto anche per gli altri».

 

Nel Def il costo di questa ulteriore sforbiciata è stimato in 3,4 miliardi di euro. Se Urso parla di un taglio di un punto percentuale, Giorgetti non esclude che si possa fare di più: «Perché un punto? Vedremo, calcoliamo bene, magari anche due per qualcuno».
L’ipotesi, infatti, è che ai redditi più bassi si possano tagliare subito due punti, raggiungendo così la riduzione complessiva di 5 punti percentuali, che era il traguardo di fine legislatura. Come si traduce tutto ciò in busta paga? Il taglio del cuneo attuato in legge di bilancio si è già concretizzato in 41 euro mensili in più per i redditi fino a 25mila euro, 30 euro fino a 35mila. La nuova riduzione inserita nel decreto Lavoro dovrebbe raddoppiare l’importo del beneficio fiscale, ma solo per chi guadagna fino a 25mila euro.

PENSIONI
I contratti di espansione in scadenza a fine anno, saranno prorogati altri due anni per le imprese con più di 50 dipendenti. Significa che lo scivolo per la pensione destinato ai lavoratori fino a cinque anni dalla maturazione dei requisiti pensionistici potrà essere utilizzato fino al 2025. Il contratto di espansione, infatti, inizialmente previsto fino al 2023, sarà esteso di due ulteriori anni. Quindi, fino al 2025, sarà ancora possibile attuare i percorsi di prepensionamento per i lavoratori che si trovino a non più di sessanta mesi dalla prima decorrenza utile della pensione di vecchiaia. Tra le novità, i lavoratori che non possono usufruire dello scivolo potranno optare per una riduzione del 30% dell’orario di lavoro giornaliero.

 

ASSUNZIONE GIOVANI
Un capitolo del decreto sarà dedicato ad incentivare le assunzioni di giovani, con un apposito bonus rivolto a chi ha meno di 30 anni. Oltre all’età, saranno previste altre due condizioni: non essere già occupati o ver intrapreso percorsi di studio o formazione, ed essere registrati al «Programma operativo nazionale iniziativa occupazione giovani». L’incentivo avrà una durata di un anno, per un valore pari al 60% della retribuzione mensile lorda.

CONTRATTI A TERMINE
I cambiamenti previsti su questo tema hanno già scatenato le critiche delle opposizioni. Le novità saranno rilevanti. È bene ricordare che allo stato attuale si possono stipulare del tutto liberamente contratti di lavoro a tempo determinato per 12 mesi. La riforma delle causali darà la possibilità di prolungare più facilmente i contratti da 12 a 24 mesi. Si potrà arrivare anche a 36, ma con apposito passaggio agli uffici territoriali del ministero del Lavoro.

ASSEGNO UNICO
La legge di Bilancio ha già previsto una maggiorazione del 50% sull’importo erogato nei primi 12 mesi di vita del figlio. Adesso, si interverrà anche con un aumento ad hoc di 30 euro mensili per i figli con un unico genitore con reddito Isee fino a 15mila euro.

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