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Protezione speciale, la maggioranza di centrodestra cambia la norma ma la stretta resta

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Protezione speciale, salta la parte che sopprime il rispetto degli obblighi internazionali e spunta una clausola di salvaguardia. La maggioranza fa un mezzo passo indietro e cambia la stretta sulla protezione speciale. C’è la necessità di non incorrere in una dichiarazione di incostituzionalità e di evitare la retroattività. Dopo giorni di stallo in Commissione, nell’Aula del Senato va in scena una corsa contro il tempo per l’approvazione del decreto sull’immigrazione. Al termine di un pomeriggio di frenetiche votazioni, Maurizio Gasparri annuncia la riformulazione dell’emendamento che porta la sua prima firma e frutto dell’intesa nella maggioranza, cassando la formula che sopprime dal testo unico sull’immigrazione i riferimenti agli obblighi internazionali. «È un passo indietro», insorge l’opposizione. «La maggioranza è nel caos, c’è una evidente differenza di posizioni e oggi è venuto fuori», attacca Francesco Boccia, capogruppo del Pd. «Hanno capito - per il senatore dem Andrea Giorgis - che a questi obblighi internazionali di rispetto dei diritti umani non possiamo sottrarci».

 

 

 

«C’è chi fa ostruzionismo e chi vuole cambiare le leggi con un mandato avuto dal corpo elettorale», ha replicato Gasparri. Anche se il presidente della Repubblica non interviene mai nell’attività parlamentare, da fonti parlamentari trapela un’interlocuzione con gli uffici del Quirinale. Uno stop al riferimento ai trattati internazionali sarebbe stato da sottoporre al vaglio costituzionale. Da qui la scelta della maggioranza di modificare il testo, la stretta resta, ma con due correttivi tecnici. Alla fine l’emendamento viene approvato con il parere favorevole del governo. Passano anche gli emendamenti presentati dall’esecutivo: con i nuovi hotspot, la gestione del centro di Lampedusa alla Croce Rossa, il nuovo punto del 118 sull’isola (approvato all’unanimità), e ancora 8,8 milioni per il potenziamento del servizio di trasporto marittimo dei migranti, le limitazioni all’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale nel Sai, il sistema di accoglienza diffusa gestito dagli enti locali. Il voto sul provvedimento, che ha iniziato il suo iter in commissione oltre un mese fa, è previsto per giovedì. Approderà alla Camera nella prima settimana di maggio, mentre l’ok definitivo dovrà arrivare entro il 9. La giornata, carica di tensione, parte con il maxiemendamento della maggioranza che inglobava gran parte del decreto e che avrebbe sterilizzato dibattito e votazioni: si tratta di un meccanismo denominato in gergo «canguro», non nuovo alle Aule parlamentari e utilizzato in chiave anti-ostruzionistica quando vengono presentati dalle opposizioni migliaia di emendamenti, che consente di «saltare» gli emendamenti relativi all’intero articolo una volta approvato o bocciato il primo. Dopo l’ira del Pd a inizio seduta, in conferenza dei capigruppo la maggioranza ha dato la disponibilità a un passo indietro. «Il canguro è tornato in Australia», ha detto laconico Boccia.

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