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Pd di nuovo in piazza. Ormai è diventato una costola di Landini

Dopo aver partecipato al corteo «antifascista» di Firenze il segretario dem si schiera ancora con il leader del sindacato che ha organizzato una manifestazione a Roma contro il dl Cutro

Pietro De Leo
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La compagnia di giro è quella già collaudata. Dalla Cgil all’Anpi, dall’Arci alle ONG. In tutto, una novantina di sigle. Il contesto è il sit in organizzato dal «Tavolo asilo e immigrazione» contro le norme del «decreto Cutro» che il governo si appresta a varare per contrastare i flussi regolari. Qui, dunque, si svolge un’altra epifania di piazza di Elly Schlein. Dopo la manifestazione «antifascista» di Firenze appena dopo la sua elezione, stavolta è una mobilitazione per contestare la linea del governo Melonisull’immigrazione clandestina. Con una portata retorica che segna un totale ancoraggio alla sinistra più radicale di questa segreteria. E dunque di «norme disumane» parla la leader dei dem, su cui «continueremo a fare opposizione». E aggiunge: «Ci sono momenti in cui decidere da che parte della storia stare e noi non vogliamo stare dalla parte di un governo che anche di fronte alle tragedie costanti nel Mediterraneo continua a voltare la testa dall’altra parte».
Sempre il solito cortocircuito ideologico, causato dal rifiuto, a sinistra, di ammettere che il modo più efficace per evitare i naufragi è evitare le partenze.

 

Schlein, inoltre, attacca: «Vogliamo dire basta a questa guerra contro le Ong, basta sulle bugie perché non dicono mai che solo una piccola percentuale di chi arriva viene salvata da operazioni da ONG, la gran parte dalla Guardia Costiera. È fumo negli occhi per coprire la grave assenza di una missione di ricerca e soccorso in mare che servirebbe, una Mare Nostrum europea».

E ancora, quanto al provvedimento in gestazione: «Questo decreto riesce a smantellare il sistema di accoglienza diffusa in modo ancora più violento dei decreti sicurezza». Posizioni del tutto sovrapponibili con quelle del leader Cgil Maurizio Landini: «Invece che affrontare i problemi più gravi di questo Paese, dalla precarietà al salario, il governo tenta di costruire di nuovo una cultura della paura verso chi scappa da Paesi dove c’è guerra o sfruttamento. Non c’è quindi da discutere di nuove leggi ma solo di cancellare leggi balorde come la Bossi-Fini e la necessità di strutturarsi per fare dell’immigrazione e dell’accoglienza un elemento di crescita del nostro Paese».

 

È della partita anche Padre Alex Zanotelli, veterano delle battaglie pro immigrazione. Riguardo al decreto Cutro, scandisce, «l’unica parola che posso usare è che sia una legge criminale, la violazione stessa dei principi di umanità e umanizzazione. Forse dovremmo ricominciare a ritornare a parlare di umanizzare la gente, stiamo diventando bestie. Il Capo dello stato non doveva prima di tutto firmare i decreti Salvini e se questo decreto passa è obbligato in coscienza, obbedendo alla Costituzione, a non firmarlo e rimandarlo in Parlamento». Insomma, «disumanità», «norme brutali», «legge criminale». Un copione già troppe volte visto, che nasconde la sostanza politica del «liberi tutti» per gli arrivi sulle coste italiane.

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