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Omnibus, Scalfarotto fulmina Calenda: “Terzo Polo? Voleva l'esilio di Renzi”

Luca De Lellis
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Alla scoperta delle ragioni del fallimento del progetto di un partito unico tra Azione e Italia Viva: il cosiddetto Terzo Polo. Durante la puntata di Omnibus andata in onda su La7 martedì 18 aprile, il fedelissimo di Matteo Renzi, Ivan Scalfarotto, ha provato a fornire le sue: “E’ una cosa che Carlo Calenda voleva che si facesse di fretta, mentre noi credevamo che servisse più tempo”. Questione di naturali sviluppi, privi di forzature: “Ogni volta che due entità si uniscono ci vuole del tempo per far funzionare le cose. Ora il progetto è stato fatto saltare improvvisamente”. Una delusione, anche perché “Renzi ci aveva creduto molto, tanto da farsi da parte per lasciare la leadership” al capo di Azione, un aspetto che “ha stupido molti vista la personalità prorompente”.

 

 

L’ex presidente del Consiglio, sostiene convinto il senatore di Italia Viva, “è uno che quando parla in Senato l’aula tace”. Ergo, Calenda non poteva aspettarsi che “sparisse dalla circolazione, si chiudesse in convento o andasse in esilio”. Poi gli rivolge una stoccata, reo secondo lui di non aver fatto il possibile per far coesistere un’idea che lui stesso aveva partorito. “Se ti assumi la responsabilità di prendere il comando di una famiglia, poi devi essere quello che la tiene insieme”. Poi un excursus personale per rafforzare il concetto: “Io prima di entrare in politica ho fatto il dirigente di azienda, e per me i dirigenti sono quelli che chiudono le trattative, negoziando anche duramente. Ma non fanno saltare il tavolo”.

 

 

L’ospite di Omnibus si dice umanamente dispiaciuto per l’atteggiamento del leader di Azione: “Uscire con un’agenzia improvvisa dichiarando che il partito è morto, e poi sostenere il giorno dopo che lui (a differenza di Renzi, ndr) non ha mai ricevuto un avviso di garanzia. Ma come? Non avevamo fatto una battaglia insieme per dire che gli avvisi di garanzia non sono una condanna e che bisogna essere garantisti”. Insomma, per individuare le cause del fallimento, Scalfarotto docet, bisogna guardare solo da una parte. E quella parte si chiama Carlo Calenda.

 

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