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Nomine partecipate, gli Ad che fanno felice Renzi

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Paolo Zappitelli
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Claudio Descalzi, Matteo Del Fante, Roberto Cingolani. Non sono solo i tre amministratori delegati di Eni, Poste e Leonardo scelti dal governo (tra conferme e nuovi ingressi) ma sono anche tre nomi che fanno parte del mondo che ruota attorno a Matteo Renzi. Anzi, i primi due sono stati scelti come amministratori delegati dal leader di Italia Viva quando era al governo.

E l’ex premier, nel giorno in cui si consuma la rottura con Carlo Calenda, rivendica proprio questa sua «primogenitura»: «Come è possibile che nessuno faccia notare alla Meloni che quando deve fare le nomine mette tutti quelli che avevamo scelto noi, dopo che per anni ci ha accusato di essere schiavi delle lobby? commenta - Se oggi noi fossimo in una situazione serena dovremmo dire che il tempo è galantuomo, all’Eni, alle Poste, persino a Leonardo dove è stato chiamato quel Cingolani che aveva fatto il progetto del post Expo quando eravamo al governo. Alla fine noi alla Meloni non chiediamo i diritti d’autore, però il tempo restituisce con gli interessi tutto quello che nel breve periodo sembra che possiamo perdere».

Una dichiarazione che gronda di soddisfazione, anche se più delle sue «pressioni», sulle scelte del governo hanno pesato evidentemente le qualità dei tre. Claudio Descalzi è il recordman, confermato alla guida di Eni per il quarto mandato. Renzi lo scelse nel 2014 quando era premier e da allora è stato sempre riconfermato, sia con il governo Gentiloni sia con quello di Giuseppe Conte. Ma in questi due casi lo zampino del politico fiorentino c’era eccome.

Nel primo caso fu una scelta di «continuità» con l’esecutivo precedente visto che Renzi nel Pd ancora aveva numeri per contare, nel secondo fu il nome che alla fine impose nella lunga trattativa con il governo formato da M5S e partito Democratico. Uscendo anche in quel caso vincitore assoluto. Matteo Del Fante è un altro nome che gravita attorno al leader di Italia Viva dal 2014 quando l’allora premier lo mise a capo di Terna. Poi, nel 2017 il trasloco, sempre pilotato da Renzi, a Poste. E da lì non si è più mosso. Fiorentino anche lui non è però un assiduo frequentatore di salotti e feste preferendo piuttosto le riunioni con esponenti del mondo della finanza. Infine Roberto Cingolani. Anche lui ha incrociato la strada di Matteo Renzi quando quest’ultimo era premier nel 2014: il presidente del consiglio affidò infatti al capo dell’Iit (Istituto Italiano di Teconologia) di Genova la progettazione del polo scientifico Human Technopole, sorto sull’area milanese dell’ex-Expo.

Fu poi l’ad Alessandro Profumo (nominato da Renzi) a condurlo alla Leonardo, che fornisce, tra l’altro, tecnologie militari aeree, navali e spaziali all’Arabia Saudita, Paese con cui l’ex premier ha da tempo rapporti. Con il governo Draghi, nel 2021, si scrisse che fu proprio Matteo Renzi a «consigliarlo come ministro della Transizione Ecologica. Senza dimenticare che nel 2019 Cingolani fu chiamato sul palco della Leopolda a fare da docente nella scuola di formazione politica «Meritare». Intrecci e amicizie che collegano come un filo rosso gli ultimi dieci anni di politica italiana.

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