Approvazione Def 2023: Irpef, pensioni, bollette e cuneo fiscale. Le nuove misure
Tre miliardi per il taglio del cuneo fiscale ai lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi per sostenere il potere d'acquisto delle famiglie e mitigare l'effetto della crescente inflazione.
Nel Def approvato dal Consiglio dei ministri si concretizza la politica economica del governo che indica, tra gli obiettivi prioritari, "il sostegno alla crescita e al benessere dei cittadini, con nuovi interventi in favore di famiglie - in particolare per quelle numerose sono previste misure anche nella riforma fiscale - e imprese nonché misure destinate a rilanciare gli investimenti e rafforzare la competitività del Paese; la sostenibilità dei conti pubblici con una graduale riduzione di deficit e debito".
"Quota 41? La priorità sono imprese e famiglie". Urso spiega le nuove pensioni
Una scelta politica, dunque, quella di destinare le risorse disponibili a famiglie e imprese, che lascia fuori per il l'anticipo pensionistico di quota 41 cara alla Lega. Il 'tesoretto' per l'intervento che il governo ha voluto destinare al taglio del cuneo si ricava da un margine di 0,15% del Pil ottenuto confermando l'obiettivo di deficit per il 2023 al 4,5%, come indicato nella Nadef di novembre, quando il quadro tendenziale lo ribassava al 4,35%, calando poi al 3,7% nel 2024, al 3% nel 2025 e al 2,5% nel 2026.
La pressione fiscale, conseguentemente alle misure intraprese, dovrebbe passare dal 43,3 nel 2023 al 42,7% entro il 2026. "Noi abbiamo una priorità che è quella di sostenere imprese e famiglie", spiega il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, assicurando che "poi ovviamente dovremo affrontare anche i problemi che riguardano l'equità pensionistica ma siamo un governo pragmatico, concreto prudente".
Anche per effetto delle misure che il governo intende adottare la crescita prevista per l'anno in corso tocca l'1%, contro lo 0,9% del tendenziale, comunque al rialzo rispetto allo 0,6% della Nadef. Per il 2024, il dato viene rivisto al ribasso dal 1,9% al 1,4% nel quadro tendenziale, 1,5% nel programmatico. Cifre più alte di quelle del Fondo monetario internazionale sull'Italia, che comunque aveva rialzato le sue previsioni per il Paese allo 0,7% (+0,1 punti percentuali rispetto a gennaio) nel 2023 e al 0,8% (-0,1 punti rispetto a gennaio) nel 2024.
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Ma il Def, assicurano da via XX Settembre, tiene conto di un quadro che, rimane incerto e rischioso seppure la nostra economia continua a mostrare una notevole dose di resilienza e vitalità. "Il Governo oggi ha tracciato la politica economica per i prossimi anni, una linea fatta di stabilità, credibilità e crescita - dice la premier, Giorgia Meloni - Rivediamo al rialzo con responsabilità le stime del Pil e proseguiamo il percorso di riduzione del debito pubblico. Sono le carte con le quali l'Italia si presenta in Europa".
Per il ministro Giancarlo Giorgetti, atteso domani agli Spring Meetings di Washington, “la prudenza di questo documento è ambizione responsabile". Il percorso di riduzione del debito continua ma, viene fatto notare, sconta l'effetto Superbonus: nel 2022 il rapporto debito/Pil è risultato pari al 144,4%, comunque 1,3 punti percentuali inferiore rispetto alla previsione del documento programmatico di bilancio dello scorso autunno.
Una diminuzione che, coerentemente agli obiettivi indicati nello scenario programmatico continuerà progressivamente a scendere nel 2023 al 142,1%, nel 2024 al 141,4, nel 2025 al 140,9% fino a raggiungere il 140,4% nel 2026.