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Bomba alimentare vero rischio per l'Ue. Bisignani: Russia e Cina decidono chi avrà grano e cereali

Luigi Bisignani
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Caro direttore, cose che stanno in Cielo e in Terra: la preoccupazione dell’escalation nucleare sul nostro pianeta è motivo di dibattito in Paradiso. Nel Santo giorno di Pasqua tengono banco Andreotti, Cossiga e Craxi che parlano di politica estera, mentre San Giovanni Paolo II li ammonisce di andare subito da San Pietro che sta celebrando la resurrezione del Signore. Ma Cossiga, con gli airpods che lo tengono costantemente connesso ai notiziari di mezzo mondo, continua a commentare preoccupato l’adesione della Finlandia alla Nato. Nessuno immaginava una reazione tanto belligerante del presidente emerito della Repubblica: «Ad atto di guerra si risponde con atto di guerra e stiamo attenti che Putin non mandi i droni a bombardare la Polonia». Andreotti, mentre controlla gli inviti della commemorazione di maggio, per l’occasione del decennale della sua scomparsa organizzata a Montecitorio dal vice presidente Giorgio Mulè, torna indietro nel tempo: «Rammento quando andai negli Stati Uniti nel pieno della crisi con Cuba e Kennedy mi spiegò che bisognava armarsi per fermare il rischio di un conflitto nucleare». Replica Cossiga, punto nel vivo, ricordando quello che considera il suo capolavoro politico: «Giulio, ti riporto a tempi più recenti. Nel pieno della guerra fredda, l’Urss cominciò a puntare i suoi ordigni nucleari su mezza Europa. Terrorizzato, l’allora cancelliere tedesco Helmut Schmidt, chiese di ristabilire l’equilibrio militare tra Mosca e Washington ma, per accettare i missili Usa in Germania, aveva bisogno di un alleato europeo che facesse altrettanto. E ricordatevi tutti che fu proprio il sottoscritto a spingere per mettere i missili a Comiso». Interviene Craxi, andando dritto al nocciolo della questione: «Voi democristiani parlate sempre del passato, io invece sto coi piedi per terra». Lo rintuzza Andreotti con il solito humor: «In realtà, Bettino, qui siamo tutti con i piedi per aria e ora che finalmente sei arrivato in Paradiso dovresti tenerlo presente».

 

 

C.: «Guarda che tu per me sei sempre una volpe che, anziché in pellicceria, è finita qua, in mezzo ai Santi».
A.: «Lasciamo stare, piuttosto cosa intendi? »
C.: «I russi cercheranno subito di destabilizzare il governo finlandese che ha appena finito di fare festa per l’ingresso nella Nato. Tieni conto pure dell’ultimo risultato delle elezioni, con la vittoria dell’estrema destra». Come sempre, arriva in triciclo, un po’ affannato, Amintore Fanfani che non dimentica mai di essere stato professore di politica economica: «Più che le bombe atomiche, io temo la bomba alimentare».
A.: «Amintore, non iniziare con le tue teorie, che vuoi dire?», chiede Andreotti.
F.: «La Cina, firmando contratti con l’Australia per prodotti agroalimentari come grano e orzo, in un colpo solo ha messo in ginocchio i produttori francesi, con il prezzo dell’orzo che è crollato sulle borse internazionali».
C.: «Se è per questo, l’Iran di Ebrahim Raisi sta mandando di nascosto droni militari in Russia, utilizzati poi per azioni belliche in Ucraina, in cambio di derrate alimentari e di grano, rendendo di fatto l’Iran autosufficiente».
F.: «Quella del grano sarà la battaglia di tutte le battaglie dopo che la Cina ha chiuso accordi con l’Arabia Saudita e l’Iran e con la Russia che minaccia di bloccare l’arrivo del cereale ai Paesi del terzo mondo».

 

 

A.: «Russia e Cina fra pochi anni controlleranno i cinque Paesi con le principali fonti energetiche mondiali: Libia, Iran, Iraq, Venezuela e Arabia Saudita. E per l’Europa, che continua a bisticciare sul Pnrr, saranno dolori».
F.: «Aggiungi pure che Russia e Cina hanno persino convinto i Paesi del Golfo a ritirare liquidità da Europa e Usa per mettere in crisi il sistema bancario che ruota intorno a euro e dollaro». «Visto che abbiamo deciso di non festeggiare la Pasqua, ma di rattristarci, io dico con assoluta certezza che la vera bomba deflagrante sarà la Turchia», tuona il Picconatore con aria grave. «Sono d’accordo con te, Francesco - interviene Andreotti - le prossime elezioni in Turchia sono la chiave di tutto. Gli ultimi sondaggi danno gli oppositori di Erdogan in vantaggio, al punto che lui sta per sferrare un colpo a sorpresa». «Dio mio, cosa vuoi dire? » interrompe bruscamente Wojtyla, che di politica estera anti-Russia ha sempre capito parecchio.
A.: «Erdogan dovrà alzare il tono dello scontro inasprendo la guerra in Ucraina e soffiando sul fuoco della tensione tra Armenia ed Azerbaijan».
C.: «Un quadro terrificante, se pensiamo poi all’influenza russa nel Mediterraneo, dove l’Africa nei prossimi due o tre anni rischia di diventare un feudo russo-cinese per oltre l’80% del suo territorio». A sorpresa, Giovanni Marcora - che dopo essere stato partigiano fu, nella metà degli anni ’70, il più ascoltato ministro dell’agricoltura in Europa - si intromette con voce accorata: «E chi glielo dice adesso alla nostra Giorgia Meloni che continua a parlare di un piano Mattei energetico ed alimentare...?». Imperdibile a questo punto una battuta fulminante di Cossiga, divertito e impertinente da sempre sul gossip politico, vero o presunto che sia.
C.: «Il suo ministro dell’agricoltura, Francesco Lollobrigida, che sta facendo molto bene, mi sembra preso da altri problemi in questi giorni...» San Giovanni Paolo scuote la testa e sussurra: «Che Dio li benedica».

 

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