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Dighe, invasi e acque reflue, il governo combatte la siccità

Dario Martini
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Il Consiglio dei ministri vara il decreto per contrastare la siccità. A Palazzo Chigi viene istituita una cabina di regia che si riunirà entro un mese e avrà funzioni di indirizzo, coordinamento e monitoraggio per affrontare la crisi idrica. A presiederla sarà il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini su delega del premier Giorgia Meloni. Figura centrale sarà anche il commissario speciale che sarà nominato entro dieci giorni. Avrà il potere di rimuovere tutti gli ostacoli burocratici che fino ad oggi hanno impedito di realizzare gli interventi infrastrutturali necessari. Si punterà ad aumentare le capacità delle dighe, facilitare la realizzazione di piccoli invasi per le acque piovane ad uso agricolo e migliorare il riutilizzo delle acque reflue. Un’impostazione sostenuta sin dall’inizio dal ministro Lollobrigida. Il premier Meloni ricorda che «nessun governo ha mai affrontato il problema in modo strutturale». E aggiunge: «Noi scegliamo di farlo prima che diventi un’emergenza. Lo facciamo con la cabina di regia e semplificando le procedure per alcune opere importanti subito, dalla capienza degli invasi fino al riutilizzo delle acque».

 

 

 

Tra le novità c’è anche l’inasprimento delle sanzioni per chi ruba acqua pubblica, o come si dice tecnicamente, la «estrae illecitamente». Le multe, prima erano fissate da 4mila a 40mila euro, adesso andranno da 8mila a 50mila. Per i casi lievi saranno ridotte: da 2mila a 10mila euro. Per quanto riguarda la governance, invece, a dettare le linee d’intervento sarà la cabina di regia. Oltre a Salvini, ne faranno parte i ministri Francesco Lollobrigida (Agricoltura e Sovranità alimentare), Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente e Sicurezza energetica), Raffaele Fitto (Affari europei, Sud e Pnrr), Nello Musumeci (Protezione civile e mare), Roberto Calderoli (Affari regionali e Autonomia) e Giancarlo Giorgetti (Economia). Come si legge nel decreto, «entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore», la cabina effettuerà «una ricognizione delle opere e degli interventi di urgente realizzazione per far fronte nel breve termine alla crisi idrica, il cui finanziamento è assicurato anche mediante risorse oggetto di autorizzazioni di spesa ma non ancora impegnate o comunque altrimenti disponibili». Compito della cabina sarà anche «individuare, le opere e gli interventi oggetto della predetta ricognizione e quelle» che dovrà realizzare «il commissario». Inoltre, potrà sostituirsi agli «enti territoriali» ogni qualvolta emerga un motivo di «dissenso», «diniego» o «opposizione».

Fonti del Mit fanno notare il «ruolo centrale» che rivestirà il ministero guidato da Salvini. «Mediante l’applicazione delle semplificazioni previste per gli investimenti pubblici finanziati con fondi nazionali ed europei - specificano le stesse fonti - si promuoverà una rimodulazione delle risorse per il settore, con l’intento di promuovere la realizzazione degli interventi più urgenti e di rapida attuazione. Semplificazioni anche per le attività di riutilizzo delle acque reflue depurate, sino al 31 dicembre 2023, e per la realizzazione di impianti di desalinizzazione». Il commissario, che resterà in carica fino al 31 dicembre con possibile proroga di un altro anno, potrà disporre di poteri speciali, operando «in deroga ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale. Tra i suoi compiti ci sarà anche quello di «regolare i volumi e le portate derivanti dagli invasi», provvedendo alla «riduzione temporanea dei volumi riservati alla laminazione delle piene». Sarà il commissario a collaborare direttamente con le Regioni e a supportarle negli aspetti di loro competenza. Potrà anche sostituirsi agli enti inadempienti su mandato del presidente del Consiglio. Sarà sempre lui ad occuparsi del potenziamento delle dighe, rimuovendo i depositi accumulatisi nei serbatoi. Per migliorare la gestione degli invasi viene istituito un fondo ad hoc al ministero delle Infrastrutture. Infine, sarà messo in piedi un piano di comunicazione, da approvare entro un mese, per assicurare un’«adeguata informazione» sulla «persistente situazione di crisi idrica» nel Paese.
 

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