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Migranti, Salvini bacchetta l'Europa: “Si occupi di difendere i confini”

Gaetano Mineo
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È sempre viva, la politica pilatesca dell’Unione europea sui migranti. Da anni tanti vertici, pranzi di lavoro e fiumi di parole, per poi continuare a lasciare soli al proprio destino gli Stati membri soprattutto quelli in prima linea come Italia e Grecia. E così, per non dimenticare, la stessa presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha rimarcato a Bruxelles, nel corso del collegio dei commissari dell’8 febbraio scorso, l’importanza di orientare le discussioni dei capi di Stato o di governo verso «obiettivi specifici», mettendo in guardia dal cadere nella «trappola» di concentrarsi esclusivamente sui circa 330mila attraversamenti irregolari delle frontiere esterne dell’Ue registrati nel 2022, tra l’altro, record dal 2016. In altre parole, per la von der Leyen la «maggior parte dei richiedenti asilo» nell’Ue «non ha bisogno di protezione internazionale» e quindi, gli Stati membri dovrebbero concentrarsi sull’aumentare i rimpatri di coloro che non hanno diritto a restare, dato che nell’Unione appena un quinto di coloro ai quali viene rifiutata la domanda d’asilo viene poi effettivamente rimpatriato. Pertanto, ha aggiunto, le norme in materia di asilo applicabili devono essere seguite «scrupolosamente» per salvaguardare il sistema. Inoltre, le persone a cui non è stato possibile ottenere lo status di rifugiato devono essere rimpatriate «in modo efficiente» nei loro Paesi di origine.

 

 

Come dire, cari Stati membri datevi da fare. E così, invece di costruire ponti, Bruxelles costruisce muri. E ben alti. Il vero scoglio da superare è la necessità di riformare il Regolamento di Dublino, entrato in vigore nel 1997 e arrivato oggi alla sua terza versione, ampiamente criticata. È il documento che stabilisce, tra le altre cose, che il paese di primo arrivo dei migranti sia quello tenuto a farsi carico delle loro domande di asilo, un meccanismo che secondo molti fa ricadere eccessive responsabilità su pochi paesi, come Italia e Grecia, che per la loro posizione geografica rappresentano il punto di ingresso obbligato per centinaia di migliaia di persone ogni anno. Tuttavia, secondo la presidente della Commissione europea, per gestire in modo efficiente i flussi migratori è di «fondamentale importanza» garantire che i colegislatori Ue, Consiglio e Parlamento, adottino «tutti gli elementi del patto europeo sulla migrazione e l’asilo entro la fine del mandato di questa Commissione», cioè entro i primissimi mesi del 2024.

 

 

«Gli sbarchi si stanno moltiplicando, non aumentando - ha detto il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini - Adesso serve un intervento forte e rapido, serve un intervento di protezione dei confini. Se invece l’Europa si occupa di uteri in affitto, frigoriferi e case green...». Lo stesso Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha «bacchettato» l’Unione europea. Dopo tre anni di indagine e «prove schiaccianti», in un rapporto, l’organismo dell’Onu, in merito alle persone bloccate in Libia, mentre tentano di raggiungere l'Europa, queste vengono sistematicamente torturate e costrette alla schiavitù sessuale. Il rapporto critica l'Unione Europea per «il sostegno fornito alla Guardia costiera libica in termini di allontanamenti, respingimenti e intercettazioni». «Non stiamo dicendo che l’Ue e i suoi Stati membri abbiano commesso questi crimini. Il punto è che il sostegno dato ha aiutato e favorito la commissione dei crimini», ha detto uno dei membri della commissione, Chaloka Beyani.

 

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