Via Rasella, il Pd chiede le dimissioni di La Russa: “Parole inaccettabili”
Di nuovo, il mantra. Un Pd solcato dai mal di pancia post congressuali ritrova, nelle reazioni alle parole di Ignazio La Russa sulla strage di via Rasella, il concime per rinverdire il suo mantra. L’antifascismo ideologico contemporaneo, che continua ad essere l’ossatura principale del più grande partito della sinistra. E si scomoda addirittura la segretaria, Elly Schlein, che definisce «indecenti, inaccettabili per il ruolo che ricopre» le dichiarazioni della Seconda Carica dello Stato. E aggiunge: «Vogliono riscrivere la storia, non dobbiamo permetterlo». Chiara Braga, capogruppo alla Camera, attacca: «Ignoranza dei fatti o provocazione politica, le parole di La Russa sono un’offesa alla nostra storia, quella da cui è nata la democrazia. A pochi giorni dal 25 aprile risultano ancora più intollerabili da parte della seconda carica della Repubblica». Stesso tenore per l’omologo al Senato, Francesco Boccia. «Siamo di fronte ad un esempio di revisionismo storico che sposa il punto di vista dei fascisti». La valanga continua per tutto il giorno. Fassino: «La Russa taccia e rispetti la memoria di chi ha subito la ferocia nazista e fascista a Marzabotto, Boves, S.Anna di Stazzema, Caviglia, Vinca, Fucecchio, Civitella, Benedicta e in tanti altri luoghi di martirio. Donne e uomini caduti per la nostra libertà. E anche per la sua».
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Cecilia D’Elia, su Twitter: «Il revisionismo storico della seconda carica della Repubblica offende la memoria della nostra democrazia, nata dalla lotta di donne e uomini che scelsero la Resistenza, antifascisti grazie ai quali viviamo in un Paese libero». Articolata, poi, l'osservazione di Goffredo Bettini, dirigente Pd e nome storico della sinistra italiana, che affida a Facebook una lunga riflessione. «Continuano le dichiarazioni provocatorie di Ignazio La Russa, Presidente del Senato della Repubblica. Non siamo di fronte a battute, a opinioni politicamente scorrette, a cadute di stile. C’è molto di più. Siamo di fronte al tentativo di ribaltare La storia italiana, di colpire La Resistenza antifascista, di delegittimare le basi politiche, ideali e morali sulle quali si è scritta la Costituzione repubblicana. Chi opera in questo senso non può garantire minimamente l'imparzialità delle istituzioni, ricoprendo un incarico che prevede equilibrio, responsabilità istituzionale, fedeltà ai principi di libertà».
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E ancora: «Non solo La sinistra ha il dovere di sollevare questa questione cruciale; ma anche l'insieme delle forze liberali, moderate e che si riconoscono nei valori fondanti della nostra Patria. La ricostruzione dei fatti proposta da Ignazio La Russa tenta di mettere sul banco degli imputati coloro che hanno liberato il Paese, ridandogli la dignità perduta e un possibile futuro; e giustifica, in questo modo, gli assassini nazisti e i loro alleati repubblichini. Persino, affermando falsità eclatanti: non furono colpiti a via Rasella innocui pensionati, ma soldati occupanti in guerra contro di noi e appartenenti ad un esercito che a Roma ha ucciso e deportato numerosi cittadini di religione ebraica». Insomma, un vero e proprio manifesto politico. Per una giornata è tutto dimenticato: il malcontento domestico, il dialogo difficile con Conte, il percorso affannoso e accidentato per ricostruire il centrosinistra. La politica, sì, può sempre attendere.
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