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Balneari, il governo prepara la mappatura per andare a trattare con l'Ue

Alessio Buzzelli
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Il complesso dossier relativo alle concessioni balneari resta al centro dell’agenda del governo, in queste settimane sempre più impegnato nel trovare una soluzione che possa mettere d’accordo tutte le parti in gioco. Una situazione, quella in cui oggi si trova l’esecutivo, tutt’altro che semplice: tanti infatti restano ancora i nodi da sciogliere sul tema, in un frangente in cui il tempo non è certo il miglior alleato, specie perché il termine per la messa a gara, come stabilito dal dl Milleproroghe, scadrà alla fine del 2024. Mentre la Ue chiede che non si vada oltre il 31 dicembre di quest’anno. Non è dunque un caso che in questi giorni il governo stia lavorando intensamente alla definizione di tempistiche certe per la messa a punto di una strategia che possa risolvere definitivamente l’intricato dossier, a cominciare dalla questione della mappatura delle spiagge, operazione propedeutica per passare poi ai successivi step, compresa l’inevitabile trattativa con la Ue. Il tema caldo del recente giro di riunioni - a cui avrebbe partecipato anche il premier Giorgia Meloni – è stato proprio quello della mappatura del demanio costiero italiano, per il quale si sta cercando ancora una soluzione operativa: al momento sembra che l’idea sia di affidare la delega non tanto ad una figura politica, come inizialmente qualcuno aveva paventato, quanto piuttosto ad un «alto ufficiale» dello Stato. Una sorta di «tecnico», insomma, il cui compito sarà quello di verificare a chi spetterà gestire la prossima mappatura, se, ad esempio, al ministero delle Infrastrutture o se, invece, a quello del Mare. L’operazione, in realtà, spetterebbe al Demanio, ma, come riportato da una fonte all’Agi, in questo senso «ci sarebbero dei problemi, perché anche utilizzando i droni, c’è poi il problema di come mettere a confronto i dati con quelli delle amministrazioni pubbliche».

 

 

Ma al di là di quale soggetto sarà poi effettivamente incaricato di eseguire la mappatura, è chiaro come in questo momento la priorità del governo sia stabilire un road map quanto più serrata e puntuale possibile, tale da consentire di procedere velocemente alla mossa successiva. Tanto più che il già prorogato esercizio della delega per la mappatura scadrà a breve - precisamente alla fine di luglio 2023 -, motivo per cui la gestione dei tempi per la definizione dell’operazione risulta essere per la maggioranza ancor più fondamentale. Una volta raccolte le informazioni necessarie, il governo vorrebbe preparare un decreto legge ad hoc, magari servendosi dei decreti attuativi, oppure, in alternativa, un provvedimento di riordino del settore da sottoporre al Parlamento. Il tutto, se possibile, prima del termine fissato al 27 luglio, così da poter avere il tempo di aggiustare, qualora fosse necessario, il tiro. Quello che è certo è che, oggi, l’esecutivo si trova davanti a scelte piuttosto complesse. Da una parte quella di decidere se puntare sull’avvio delle gare con dei "paletti", al fine di salvaguardare chi ha fatto in passato degli investimenti (uno degli strumenti potrebbe anche essere il ddl concorrenza che arriverà in Consiglio dei ministri martedì) o se chiedere all’Europa più tempo per la mappatura; dall’altra, l’esigenza di scegliere tra la linea del "doppio binario", ovvero considerare come spartiacque l’entrata in vigore della direttiva Bolkenstein, oppure quella che andrebbe nella direzione di una soluzione ulteriore, capace di incontrare i desiderata di Bruxelles.

 

 

Aut aut a cui l’esecutivo difficilmente potrà sottrarsi, e non solo perché il tempo stringe: c’è un altro grande fronte aperto con cui il governo dovrà necessariamente confrontarsi, ed è quello dell’Unione Europea. La posizione di Bruxelles sulle concessioni balneari è tanto nota quanto rigida e si può riassumere in un secco «no» a qualsivoglia proroga, ragion per cui gli esiti della trattativa già avviata sul tema si rivelerà più decisiva che mai, specie in vista del pronunciamento della Corte europea di giustizia fissato per il 20 aprile. Anche perché a rafforzare la ferma opposizione più volte espressa dalla Commissione, sono arrivate, appena un mese fa, le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale aveva espresso «specifiche e rilevanti perplessità» sulla decisione di prorogare a fine 2024 la messa a gara delle concessioni, citando esplicitamente la conflittualità creatasi in questo modo con le richieste di Bruxelles. Ad ampliare il "fronte interno" aperto dal richiamo di Mattarella, poi, si è aggiunta anche una sentenza del Consiglio di Stato, risalente al primo marzo scorso, attraverso la quale i giudici hanno invocato la disapplicazione di qualunque proroga che vada oltre il 2023. Insomma, sulle concessioni balneari la strada è ancora tutta in salita.

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