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Sanità, la promessa del ministro Schillaci: più soldi ai medici dell'emergenza

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Emergenze in sanità. Il ministro Orazio Schillaci delinea il suo piano per intervenire nei settori più delicati. Contributi previdenziali «più pesanti», maggiori punteggi ai fini della carriera e defiscalizzazione dell’indennità di specificità per i medici che lavorano nella prima linea dell’emergenza e urgenza o nelle specialità meno attrattive perché non si fa attività privata. Più soldi anche per le prestazioni aggiuntive erogate dai professionisti sanitari per snellire le liste d’attesa e limiti molto più stringenti nell’utilizzo dei medici a gettone. Ci sarà questo e altro ancora nel decreto omnibus sanitario che il ministro della Salute, Orazio Schillaci, anticipa in un’intervista a tutto campo a La Stampa. Per quanto riguarda il numero chiuso nelle facoltà di medicina, «stiamo lavorando con il Miur per aumentare gli accessi alle facoltà. Mi chiedo, però, perché si dica sempre che mancano i medici ma si trovino con facilità i gettonisti pagati quattro volte tanto. Evidentemente dobbiamo impegnarci a rendere più attrattivo il lavoro nel pubblico». Ha accennato a paletti per l’utilizzo dei medici a gettone. Quali sarebbero? «Stiamo pensando di fissare dei limiti sia alla quota utilizzabile che di età, perché non è possibile far lavorare chi ha anche 70 e più anni. Ma saranno necessari anche titoli specialistici attinenti al tipo di lavoro che si va a fare in ospedale. Un ortopedico non può finire cardiologia».

 

 

 

 

I pronto soccorso nel frattempo scoppiano. Come superiamo questa emergenza? «Sicuramente incentivando da un punto di vista sia di carriera che economico chi ci lavora. In questo senso stiamo cercando di anticipare a quest’anno i 200 milioni di incentivi stanziati per il 2024. Ma è indispensabile potenziare la sanità del territorio e la telemedicina perché oggi la gran parte degli accessi al pronto soccorso sono codici verdi che dovrebbero essere trattati fuori dell’ospedale». A questo proposito dove troverete medici e infermieri che dovranno lavorare nelle nuove 1.400 case e negli oltre 400 ospedali di comunità? «Tra medici di famiglia, specialisti ambulatoriali, pediatri di libera scelta ed ex guardie mediche abbiamo 82 mila professionisti che oggi lavorano, però, troppo isolati e individualmente mentre nelle nuove strutture potranno garantire una migliore assistenza lavorando in team. Quelli che mancano veramente sono gli infermieri. Per questo stiamo pensando di autorizzare coloro che lavorano in ospedale a fare ore retribuite extra anche in case e ospedali di comunità».

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