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Nomine partecipate 2023, assalto a 610 poltrone: cda e nomine

Leonardo Ventura
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Centoquarantadue organi sociali, di cui 94 consigli d’amministrazione e 48 collegi sindacali, in 105 società del ministero dell’Economia Finanze, sono scaduti e andranno al rinnovo con le assemblee di bilancio previste nei prossimi mesi. Sono attualmente composti da 610 persotra le maggiori in assoluto: Banca Mps, Consip, Enav, Enel, Eni, Ipzs, Leonardo, Poste Italiane, Terna; ma anche Ita-Italia Trasporto Aereo, alcune controllate Rai; o, nel settore energia, Gse e Sogin; e nomine sono previste anche in Cinecittà, Consap, Sogesid, Sport e Salute.

CoMar ha calcolato, sugli ultimi bilanci, che le società per cui è previsto il rinnovo nel 2023 esprimono un fatturato di 189,9 miliardi di euro (160,6 solo considerando Enel ed Eni), utili per 10,6 miliardi, con 288.146 dipendenti (187.702 solo tra Poste Italiane ed Enel). Più in dettaglio, delle 610 persone in scadenza, 147 siedono in 19 società controllate direttamente dal Mef (96 consiglieri e 51 sindaci), mentre 463 sono in 86 controllate indirette (307 consiglieri e 156 sindaci), attraverso le sue diverse capogruppo.

Tra i criteri che si dovranno seguire per le nomine vi è quello dell’equilibrio di genere. Attualmente, sui 610 componenti degli organi sociali uscenti nei prossimi mesi, le donne sono 232, pari al 38% complessivo; erano sempre il 38% nelle società andate al rinnovo nel 2022, ma il 31,3% in quelle del 2021 e meno del 28% in tutti gli anni precedenti. Percentualmente, le donne sono maggiormente presenti nelle società controllate direttamente dal Mef (63 donne amministratrici su 147 amministratori totali- 42,8%) rispetto alle indirette (169 amministratrici su 463 amministratori totali - 36,5%); così come sono percentualmente di più nei collegi sindacali (84 donne sindaco su 207 sindaci totali - 40,5%) rispetto ai cda (148 donne consigliere su 403 consiglieri totali - 36,7%).

Riguardo alla tempistica, le assemblee ordinarie delle società si (35) o, indirettamente, con la Cassa Depositi e Prestiti, operanti nell’industria, nei servizi, nella finanza. Da questo calcolo, CoMar non ha considerato le 2 Subholding Cdp Reti e Cdp Equity (al 31 dicembre 2022 si è perfezionata la fusione per incorporazione di Cdp Industria in Cdp Equity), né le ulteriori 13 società dove Cdp non va oltre un controllo congiunto o un potere d’influenza, pur notevole (Enciclopedia Treccani, Rocco Forte Hotels, Telecom Italia, Webuild, ecc.).

Valutando le sole 34 Società industriali e di servizi del Mef (escluse, quindi, banche e assicurazioni, così come Holding Reti Autostradali- che non ha ancora bilanci confrontabili- ma includendo Infratel, di Invitalia), l’aggregato degli ultimi bilanci mostrava i seguenti dati: fatturato di 279,6 miliardi di euro (in aumento del 45,1% sui 192,7 miliardi del 2020); utili per 11,4 miliardi di euro (mentre nel 2020 si erano avute perdite per 4,2 miliardi); 462.880 dipendenti (in aumento dell’1,13% sui 457.725 del 2020).

Di queste 55 Società Mef, 13 sono quotate in Borsa (Banca Mps, Enav, Enel, Eni, Fincantieri, Leonardo, Italgas, Poste Italiane, Rai Way, Saipem, Snam, STMicroelectronics, Terna), per una capitalizzazione che al 1° gennaio 2023 era di 158,5 miliardi di euro, il 25,33% del valore complessivo; di 20,4 miliardi inferiore sui 178,9 miliardi al 1° gennaio 2022. 

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