Case green, Alessandro Cattaneo: l'obbligo europeo farà crollare il mercato
L'Europa mette alle strette i cittadini europei. Tutte le case del continente dovranno rispettare i parametri della classe energetica "D" entro il 2033. La nuova normativa approvata dal Parlamento di Strasburgo, però, non tiene conto delle reali possibilità economiche dei cittadini e, soprattutto, rischia di mettere in ginocchio intere filiere economiche. E quello che ne risentirà maggiormente sarà il mercato immobiliare. «Questa direttiva Ue sulle case verdi, che obbliga entro il 2033 ad avere un’abitazione in classe energetica "D" proprio non va bene, non tiene conto del contesto italiano e rischia di provocare un crollo del mercato immobiliare. Non possiamo costringere 8 milioni di famiglie a sostenere interventi costosi in tempi brevissimi, inapplicabili e irragionevoli. Quanto al risparmio economico, si rischia di essere morti prima di ammortizzare le spese. Quanto ai vantaggi, è ovvio, ma questa direttiva ha il difetto di trattare le case di Palermo come quelle di Oslo. Al solito l’Europa non tiene conto delle differenze climatiche, culturali, architettoniche, strutturali e di vita degli Stati membri. E poi il vincolo di efficientamento prima di vendere o affittare deprezza l’immobile». Così a Libero il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Alessandro Cattaneo, che rivendica al suo partito il merito di cercare di ancorare il sogno verde dell’Europa alla realtà e mette gli ambientalisti in allerta sugli interessi che si possono nascondere dietro le loro battaglie.
La patrimoniale green dell'Europa costa 60 miliardi l'anno
«Quando prende le sue decisioni, la politica deve avere bene in mente i loro effetti sulle tasche dei cittadini e sulle imprese» spiega, sottolineando che «l’obiettivo del raggiungimento di zero emissioni mi sembra ambizioso oltre la realizzabilità, è ideologico pensare di doverlo realizzare solo attraverso le energie rinnovabili. Quel che conta dovrebbe essere il risultato, ovverosia non inquinare, altrimenti si presta il fianco a chi sostiene che ci siano interessi di parte e pressioni internazionali dietro la spinta all’elettrico».