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Assemblea del Pd, Elly Schlein segretaria dimezzata

Edoardo Romagnoli
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Oggi è il giorno della verità per il Partito democratico. Il giorno in cui si capirà se le interlocuzioni delle ultime settimane troveranno una sintesi nell’assemblea nazionale ospitata nella «Nuvola» di Fuksas a Roma. Il «parlamentino» del Pd è composta da poco più di 1000 persone. Seicento eletti mediante le liste collegate direttamente alle candidature a Segretario nazionale alle primarie, poi ci sono i segretari fondatori del partito, gli ex segretari nazionali del Pd, gli ex presidenti del consiglio, i segretari regionali, i segretari provinciali, i segretari delle federazioni all’estero, delle città metropolitane e regionali, la portavoce della conferenza nazionale delle donne, i coordinatori del Pd delle ripartizioni estere e il segretario dei Giovani democratici. Oltre a cento fra deputati, senatori ed europarlamentari aderenti al partito indicati dai rispettivi gruppi, i sindaci delle città metropolitane, dei comuni capoluoghi di provincia e di regione e i presidenti di regione iscritti, infine l’assemblea è integrata da un numero variabile di componenti espressione delle candidature alla segreteria nazionale, non ammesse alla votazione presso gli elettori. Il programma prevede l’intervento iniziale, alle 10.30, della presidente della commissione del congresso Silvia Roggiani, poi sarà la volta dell’investitura della segretaria che proporrà alla plenaria Stefano Bonaccini per il ruolo di presidente del partito. Una decisione frutto di una lunga trattativa, Schlein infatti aveva inizialmente proposto al governatore di fare il vice segretario, una mossa per farlo entrare a pieno nella segreteria evitando che l’emiliano potesse coltivare una sua corrente. Offerta però rispedita al mittente, Bonaccini voleva la presidenza come «ruolo di garanzia» e la presidenza ha avuto. Una concessione che rivela come la Schlein non possa permettersi di perdere pezzi del partito o, ancor peggio, inimicarseli. Il perchè è nei numeri: nell’assemblea nazionale la segretaria potrà contare su 333 delegati, sui 600 eletti alle primarie, contro i 267 che stanno con Bonaccini. Schlein è la segretaria con meno delegati degli ultimi tempi, basti pensare che Renzi nel 2017 poteva contare su 700 delegati e Zingaretti nel 2019 ne aveva 653.

 

 

 

Poi l’assemblea dovrà eleggere la direzione nazionale composta da 124 membri e di questi 66 stanno con la segretaria e 54 con il governatore dell’Emilia Romagna. Stessa logica anche per la segreteria dove Schlein sarebbe disposta a far entrare i bonacciniani: Pina Picierno, Nicola Irto e Andrea De Maria; ci sarebbe invece un veto per quanto riguarda l’ingresso di Dario Nardella. Mentre i nomi dell’area Schlein candidati a entrare nella segreteria sarebbero: Marco Furfaro come vice, Marco Sarracino all’organizzazione, Chiara Gribaudo al lavoro, Stefania Bonaldi agli enti locali, oltre a Michela De Biase e Chiara Braga. Ci sarà spazio anche per Articolo 1 con l’ingresso di Nico Stumpo e Alfredo D’Attorre. Sempre oggi i dem dovranno eleggere il Comitato di garanzia e il tesoriere. Il candidato papabile per tenere i cordoni della borsa è Antonio Misiani che ha già ricoperto l’incarico dal 2009 al 2013. Poi c’è la partita sempre aperta dei gruppi parlamentari. Qui su 107 componenti Elly può contare solo su 44 parlamentari contro i 66 di Bonaccini. Ecco perché la Schlein dovrà fare delle concessioni anche in questo caso. E già si parla di una riconferma di Debora Serracchiani come capogruppo alla Camera o, nel caso di una sostituzione, della bonacciniana Simona Bonafè o Peppe Provenzano, che corre anche per un posto in segreteria come coordinatore. Mentre al Senato la segretaria vorrebbe Francesco Boccia, ma nel caso Provenzano fosse scelto come capogruppo a Montecitorio allora i nomi che si fanno sono quelli di Alessandro Alfieri e di Valeria Valente.
 

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