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Carta Mia, piattaforma digitale per scovare i furbetti del nuovo Reddito

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Edoardo Romagnoli
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Con Mia, la Misura di inclusione attiva allo studio del Ministero del Lavoro, il governo vuole rendere i controlli più incisivi per evitare sprechi di denaro pubblico. Un obiettivo reso possibile dal sistema informatico su cui si basa il nuovo strumento di contrasto alla povertà. Una piattaforma, istituita presso il Ministero del Lavoro e delle politiche attive, che favorirà percorsi autonomi di ricerca di lavoro, il rafforzamento delle competenze da parte dei beneficiari, ma sarà anche utile per l'analisi, il monitoraggio e il controllo della misura stessa. I beneficiari, registrandosi sulla piattaforma, potranno accedere a informazioni e proposte sulle offerte di lavoro, corsi di formazione, tirocini di orientamento, progetti utili alla collettività e altri strumenti di politica attiva del lavoro adeguati alle proprie caratteristiche e competenze. Una volta registrati la prestazione verrà riconosciuta solo dopo che saranno stati fatti i controlli incrociati sul possesso dei requisiti. Controlli che saranno in carico al personale ispettivo del Ministero del Lavoro, dell'Inps e del Comando dei carabinieri per la tutela del lavoro; prevista anche una collaborazione della Guardia di finanza. I controllori avranno accesso a tutte le informazioni e le banche dati trattate dall'Inps.

 

 

Il Ministero del Lavoro dovrà adottare un piano triennale di contrasto ai percettori indebiti della Mia, con le misure di contrasto e la strategia dell'attività ispettiva, i criteri per il monitoraggio dei suoi esiti, gli obiettivi annuali da conseguire oltre alle modalità di collaborazione con le parti sociali e con le amministrazioni territoriali. Le sanzioni prevedono il carcere da due a sei anni per chi «rende o utilizza dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere» oppure «ometta informazioni dovute». Mentre l'omessa comunicazione della variazione del reddito o del patrimonio è punita con la reclusione da «uno a tre anni». I trasgressori saranno costretti a restituire le somme indebitamente percepite e l'erogazione della Mia sarà interrotta.

 

 

La misura di inclusione attiva può essere richiesta nuovamente solo dopo che saranno passati dieci anni dalla condanna. La decadenza dal sussidio avverrà anche in caso di rifiuto della prima offerta congrua di lavoro. Viene definita congrua quando l’offerta è «coerente con le esperienze e le competenze professionali maturate». Insomma Mia cerca una soluzione digitale per evitare che dai furbetti del reddito di cittadinanza si passi ai furbetti della Mia.

 

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