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Commissioni bicamerali, Meloni vuole risolvere lo stallo nomine nel centrodestra

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Ancora fumata nera per le presidenze delle commissioni Bicamerali. Il centrodestra arranca e non riesce a trovare un accordo che ormai rincorre da settimane. Non solo. A complicare le cose, la mancata intesa con le opposizioni sulle 12 caselle in ballo della cosiddetta magistratura speciale: nell’Aula di Montecitorio era prevista al votazione dei componenti dei Consigli di presidenza della Corte dei conti, della giustizia amministrativa e tributaria. Elezione slittata alla prossima settimana a causa delle forti tensioni tra Partito Democratico e Fratelli d’Italia, con i Dem sul piede di guerra contro «la ‘Meloni pigliatutto’ che non tratta con la minoranza». Accusa respinta dai meloniani, convinti che «il Pd pensi solo alle poltrone». In realtà, raccontano, dietro il reciproco scambio di accuse ci sarebbero altre ragioni. 

 

 

Una di queste, la necessità di via della Scrofa di dover accontentare le richieste ‘interne’ e degli alleati, che avrebbe costretto i meloniani a muoversi con il bilancino e cambiare la ‘formula di spartizione’, rivendicando più caselle per la maggioranza. È il caso dei giudici speciali, dove Fdi ha proposto lo schema del 9 a 3, rispetto a quello dell’8 a 4 chiesto dalla minoranza, in ossequio alla prassi consolidata nel passato. Il problema si sarebbe riproposto per le Bicamerali: la situazione, raccontano, si è ingarbugliata con il passare dei giorni. Soprattutto per le beghe interne allo stesso centrodestra. E non solo, quindi, per il ‘non dialogo’ con le opposizioni. Secondo gli ultimi boatos a far discutere sarebbe sempre il caso dell’animalista Michele Vittoria Brambilla, eletta alle politiche come indipendente in un collegio blindato ‘garantito’ da FdI ai centristi e ora in pole per la presidenza dell’Infanzia. In tanti si chiedono se questa casella, che è nella disponibilità di via della Scrofa, sia in quota Noi moderati. Un altro nodo da sciogliere per Meloni, visto che i centristi di Udc, Coraggio Italia e Noi per l’Italia chiedono due presidenze: la Nato (già promessa a Lorenzo Cesa) e un’altra per Martina Semenzato (la richiesta è la guida della commissione sul Femminicidio, che fa gola a molti, a cominciare dai Dem).

 

 

Salvo sorprese sempre possibili in una trattativa a singhiozzo e imprevedibile, FdI (che farà la parte del leone) dovrebbe tenersi sette presidenze e tra queste, Cdp, Schengen, Consiglio d’Europa (favorita come presidente è Elisabetta Gardini), Ince e Mediterraneo. Mentre a Lega e FI spetterebbero 4 caselle a testa. Nel puzzle ci sarebbero anche la presidenza della commissioni Orlandi e quella su David Rossi. E la partita sarebbe legata a doppio filo con quella che si gioca ormai a parte da tempo della Vigilanza Rai: i Cinquestelle puntano alla presidenza ma temono che alla fine possa spuntarla Iv grazie al ‘soccorso’ del centrodestra. La vicepresidenza della Vigilanza andrebbe senza problemi a FdI. Secondo l’accordo di massima raggiunto all’interno della coalizione al Carroccio andrebbero la presidenza di Federalismo fiscale, quella sugli Enti gestori, il Ciclo rifiuti e l’Osce, mentre Forza Italia avrebbe il vertice di Banche, Questioni regionali e Anagrafe tributaria, più l’Insularità. Al partito di Silvio Berlusconi sarebbero state promesse 4 vicepresidenze: Antimafia, Enti gestori, Infanzia e forse Femminicidio. 

 

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