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Migranti, meno morti con Salvini al Viminale: smentita la bufala della sinistra

Dario Martini
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Tra le accuse piovute addosso al governo dopo la tragedia dei migranti a Cutro, c’è anche quella punta contro Matteo Salvini. Secondo l’opposizione sarebbe stato lui, quando era ministro dell’Interno nel primo governo Conte, ad aver complicato le attività di soccorso da parte della Guardia Costiera e delle Ong. Una ricostruzione emersa anche ieri mattina durante la trasmissione "l’Aria che tira" su La7, quando in studio vengono tirati in ballo i decreti Sicurezza adottati nel 2018 e nel 2019 e fortemente voluti dal leader della Lega allora a capo del Viminale. In collegamento c’è il leghista Roberto Castelli che smentisce in modo semplice questa tesi cara alla sinistra: «Quando arriva Salvini gli sbarchi crollano e di conseguenza anche i morti in mare raggiungono il minimo». L’ex Guardasigilli mostra due grafici, uno delle Nazioni Unite e l’altro dell’Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale, che certificano quanto detto poco prima. E ricorda anche che «Salvini è il ministro che ha fatto fare meno morti in mare della storia della Repubblica degli ultimi 10 anni». «I dati che vi ho letto sono ufficiali», ribadisce.

 

 

Guardiamo, quindi, questi dati. Il conto viene tenuto dall’Unhcr, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Dal 2014 al 2022 i migranti che hanno perso la vita nel Mediterraneo sono circa 24.500, di cui circa 19mila solo nella rotta del Mediterraneo Centrale, quella che parte da paesi come Libia e Tunisia e che porta direttamente in Italia. In effetti, l’anno in cui si è registrato il numero più basso di vittime, pari a 754, è proprio il 2019, quando Salvini era al Viminale. Inoltre, occorre ricordare che il primo decreto Sicurezza è del settembre 2018, il secondo del giugno seguente.

 

 

I dati degli anni precedenti fanno impressione, con i picchi del 2014 (3.243 morti in mare), del 2015 (2.911), del 2016 (4.234) e del 2017 (2.874). Tutti anni che vedevano il centrosinistra al governo. Tra le stragi maggiori va ricordata quella del 2013 a mezzo miglio da Lampedusa, con 358 morti e una ventina di dispersi, e quella del 2015 nel Canale di Sicilia, quando si ribaltò un peschereccio con 850 persone a bordo tra cui una ventina di bambini. È alto anche il numero delle vittime degli anni successivi, quando alla guida del Paese c’erano i 5 Stelle con il Pd e poi Draghi con il governo di unità nazionale: 1.545 morti nel 2021 e 1.368 nel 2022.

 

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