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Stop alle auto diesel e benzina, così Salvini ha convinto la Germania

Edoardo Romagnoli
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La decisione del Coreper, Comitato dei rappresentanti permanenti dei governi degli Stati membri dell'Unione europea, di rinviare il voto sul regolamento che vieta l'immatricolazione di veicoli a motore termico, benzina e diesel, dal 2035 sarebbe il frutto di un'intesa fra Germania e Italia. Un feeling che potrebbe essere nato il 31 gennaio quando Volker Missing, ministro federale per i trasporti per le infrastrutture digitali, ha fatto visita al Mit, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, per parlare con il ministro Matteo Salvini. Una cooperazione che è stata sottolineata anche dal Financial Times Europa nell’edizione di ieri. La decisione è slittata dopo l'astensione della Bulgaria, il voto contrario della Polonia, dell'Ungheria e dell'Italia, mentre la Germania aveva sospeso il voto. Il governo tedesco vorrebbe che dal 2035 fosse possibile vendere non solo le auto elettriche, ma anche quelle alimentate con gli e-fuels i cosiddetti carburanti sintetici. Il voto di Berlino sarà cruciale perché in caso di ripensamenti il provvedimento potrebbe passare anche senza il consenso di Italia, Bulgaria e Polonia. E forse proprio per tentare di convincere i tedeschi la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen parteciperà, questo fine settimana, al ritiro di Hannover dell’esecutivo del presidente Olaf Scholz. Un incontro fissato da tempo per fare il punto sui temi più scottanti dalle questioni interne alla maggioranza che vede insieme Socialisti, Verdi e Liberali, fino al rifornimento di armi all'Ucraina passando per la transizione ecologica.

 

 

Però è indubbio che la presenza della von der Leyen potrebbe essere l'occasione per arrivare a una decisione definitiva sulla questione motori termici che sta creando una spaccatura fra Liberali e Verdi. Il punto che lega Italia e Germania è la difesa dell'industria dell'auto. Il rischio, infatti, è che il tipo di transizione che Bruxelles sta sponsorizzando potrebbe comportare la perdita di almeno 600 mila posti di lavoro. Oltre al fatto che abbandonare auto diesel e benzina comporterebbe la sparizione dell'85% dei componenti dei veicoli; settore in cui l'Italia è fra i protagonisti. «La decarbonizzazione del settore dei trasporti, che resta un obiettivo prioritario - ha dichiarato Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica - deve tenere conto delle peculiarità nazionali e di tempistiche compatibili con lo sviluppo del settore automotive. Ci auguriamo che questa pausa consenta anche ad altri Paesi e alle stesse istituzioni europee una ulteriore riflessione su un tema così importante per cittadini e imprese».

 

 

Mentre Salvini su Instagram ha esultato per il rinvio: «Un grande segnale arrivato anche grazie alla Lega: è stata ascoltata la voce di milioni di italiani, e il nostro governo ha dimostrato di offrire argomenti di buonsenso sui tavoli internazionali, a difesa della nostra storia e del nostro lavoro. La strada è ancora lunga, ma non ci svenderemo alla Cina». Già la Cina. Pechino ha in mano il 77% della produzione di batterie, il vero cuore pulsante di un veicolo elettrico. Inoltre il vantaggio competitivo dei cinesi è dato anche dalle «terre rare», necessarie per costruire molti dei componenti, visto che il 32% della produzione mondiale proviene dalla miniera di Bayan Obo, nella Mongolia centrale.

 

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