Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Da quando le auto a benzina non potranno più circolare: "Con le elezioni Ue..." Retromarcia in vista

Esplora:

Edoardo Romagnoli
  • a
  • a
  • a

Le elezioni europee del 2024 avranno un peso decisivo anche sulle politiche ambientali comunitarie. Se dalle urne dovesse emergere un risultato simile a quello che ha portato Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, cioè un'ampia vittoria della coalizione di centrodestra, il Governo avrebbe i voti per invertire la rotta dell’Unione europea sulle tematiche ambientali. Un «ambientalismo ideologico», come hanno più volte sottolineato sia il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso, sia il ministro dell'Ambiente e la Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, ma anche il suo predecessore Roberto Cingolani. Uno dei primi provvedimenti che potrebbe saltare sarebbe lo stop entro il 2035 dei motori termici.

Proprio ieri il Coreper, l'organo che riunisce gli ambasciatori permanenti presso l'Ue, ha deciso di rinviare il voto. Una decisione che il ministro dell'Ambiente Pichetto Fratin ha accolto favorevolmente: «Il nuovo rinvio in sede Ue sulla decisione riguardante lo stop ai motori termici al 2035 tiene giustamente conto di una forte resistenza di alcuni Paesi europei, con l'Italia in prima fila, a un'impostazione del Regolamento troppo ideologica e poco concreta».

Un concetto che aveva espresso anche il ministro Urso negli incontri bilaterali a Bruxelles. «La Commissione europea deve adeguare le politiche comuni alle nuove realtà economiche e sociali. Nel settore automotive abbiamo dato un segnale di allarme nella convinzione che occorra procedere con una visione pragmatica e non ideologica e nei colloqui che abbiano avuto ci siamo resi conto che le nostre riflessioni trovano sempre maggiore consenso. Speriamo che la ragione prevalga nei prossimi dossier, dal regolamento CO2 sui mezzi pesanti a quello sull’Euro 7, sui quali chiediamo un approccio di neutralità tecnologica, così come sugli altri provvedimenti che hanno conseguenze sulla competitività del sistema industriale, come quelli sul packaging, sull’ecodesign, sulle acque reflue. Chiediamo in sostanza che prevalga la ragione».

La richiesta è chiara: transizione sì, ma basata sui numeri e non sull'ideologia. E sulle auto l'obiettivo deve essere quello di abbattere le emissioni, target che si può raggiungere non per forza tramite il motore elettrico. Anche perchè con il via libera ai motori elettrici l'Italia rischia di diventare dipendente da Cina e Usa. Oltre al fatto che, come ha ricordato Pichetto Fratin, l'elettrico per ora «è una filiera per pochi» visti i prezzi. Altro tema è quello degli imballaggi in plastica che l'Unione europea vorrebbe mettere fuori mercato entro il 2030. Una decisione che potrebbe minare quanto costruito negli ultimi decenni in Italia con gli investimenti industriali in materia di economia circolare degli imballaggi. Il modello di riciclo italiano è al primo posto in Europa. Per questo già nell'ottobre del 2022 Confindustria ha lanciato l'allarme: «La gestione degli imballaggi potrebbe mettere a rischio quasi 700 mila aziende in Italia». Tuteliamo l'ambiente, ma senza azzoppare le nostre filiere industriali a vantaggio di altri Paesi.

Dai blog