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Bindi piccona Schlein, le bordate alla neo segretaria del Pd

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Rosy Bindi guarda con attenzione all’elezione di Elly Schlein e manda subito dei messaggi importanti alla nuova segretaria, marcando il territorio nei confronti dell’ultima arrivata. In un’intervista a La Stampa l’ex presidente del Partito Democratico - ma non ha più la tessera - ci è andata giù pesante: “Non ho votato alle primarie. Non mi convinceva nessuno dei due sfidanti. Non è una sfida semplice mantenere fede alla promessa di cambiamento e tenere unito il partito. Sicuramente questo voto chiude la fase del renzismo. Ma lascia ancora un residuo, non marginale”.

 

 

“L’ho sentita parlare di punti programmatici, vanno bene, per carità, mi piace quello che ha detto. Va bene parlare di salario minimo, ma se sei all'opposizione - la stoccata di Bindi a Schlein - non dipende da te farlo. Quando sei all'opposizione quello che conta è la visione, riuscire a convincere le persone che sarai capace di dare risposte alle grandi sfide del momento. E nelle sue parole non ho riconosciuto questo progetto. Mi sarebbe piaciuto che come primo atto fosse andata a Crotone. Un gesto simbolico che vuol dire, sull'immigrazione, che non è un'emergenza ma un fenomeno strutturale, si costruisce una nuova sinistra. E domenica notte non l'ho sentita parlare della guerra”.

 

 

Bindi, nel colloquio con il quotidiano piemontese, fa una promessa: “Sarò un'attenta osservatrice di quello che Schlein farà. Non vorrei finisse come i precedenti affidamenti di fiducia a un singolo leader, stavolta vorrei vedere ricostruire una comunità politica intorno a una visione. Quando qualcuno invocava lo scioglimento del partito non aveva sbagliato di molto… Resto dell'idea che lo scioglimento c'è stato nei fatti con il voto di domenica, è evidente che quello che c'era non andava più bene. Il partito è - sentenzia l’ex parlamentare - diviso a metà, e stare insieme è una cosa buona, ma se si condivide la linea, non se si fa un'unità pasticciata”.

 

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