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Primarie Pd, l'ultimo flop democratico. Mai così pochi votanti

Emanuele Peconi
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Quelle andate in scena ieri sono le primarie con meno votanti di sempre. A dare i numeri, a fine giornata, è lo stesso Partito democratico: circa un milione di partecipanti, come ha comunicato Silvia Roggiani, presidente della commissione congresso del Nazareno. Nemmeno la lezione presa alle elezioni politiche del 25 settembre è riuscita ad invertire la tendenza. Infatti, tutte le volte che il Pd ha chiamato i propri elettori ad esprimersi per la scelta del segretario si è registrato un calo dell’affluenza rispetto all’edizione precedente. Nei giorni scorsi sia Bonaccini che Schlein avevano auspicato di superare la «soglia psicologica» di un milione di votanti. Un’aspettativa comunque al ribasso rispetto al trend degli ultimi anni. Dal 2007, esordio delle primarie targate Pd che elessero Walter Veltroni, al 2019 quando vinse Nicola Zingaretti, si è passati da 3,6 milioni a quasi 1,6 milioni di partecipanti. Nonostante ciò, il segretario uscente, Enrico Letta, ha parlato di «festa democratica» e di «grande successo» per aver superato il milione di persone ai gazebo. E Dario Nardella, sindaco di Firenze e coordinatore della mozione Bonaccini, ha esaltato «la straordinaria prova di partecipazione democratica e di vitalità».

Nelle grandi città, però, l’affluenza di attivisti, militanti e semplici simpatizzanti è stata alta. A dispetto della pioggia e del divieto di circolazione delle auto per la domenica ecologica, fuori i gazebo del Municipio I della Capitale, cuore della "Roma bene" e fortino dell’elettorato dem, il colpo d’occhio è chiaro: file per votare tra ombrelli, tessere elettorali e speranze disilluse. Sono molti i sostenitori di Elly Schlein che nella Capitale ha incassato più preferenze di Bonaccini. C’è chi la considera «meno peggio» rispetto a Bonaccini e chi invece la vota con forte convinzione. «Se dobbiamo votare per non cambiare nulla votiamo Bonaccini», afferma in coro una famiglia ai gazebo di Piazza Mazzini. E ancora: «Con la Schlein c’è speranza che il Pd rinasca, se no assisteremo all’ennesima auto rottamazione». L’ex vice presidente dell’Emilia-Romagna viene apprezzata per la giovane età, ma soprattutto perché rispecchia una scelta di cambiamento radicale «nonostante sia più divisiva di Bonaccini», commentano due elettori in attesa del loro turno. Tra i suoi sostenitori c’è chi spera «possa rinnovare il partito, al contrario di quanto ha fatto Renzi», ricordando con l’amaro in bocca i cinque anni della segreteria dell’ex premier.

 

 

 

Non mancano ovviamente le lamentele per la scarsa organizzazione dei gazebo, accompagnate da critiche alle primarie, definite «un abuso di democrazia interna». Tra i sostenitori di Bonaccini, invece, c’è chi lo erge come «l’unico che può mediare all’interno del partito per formare una classe dirigente di persone competenti». Più riflessivo il commento di un anziano, ma lucidissimo, elettore del Partito democratico: «Bisogna votare per un orizzonte più che per un amministratore». Insomma, l’aria che si respirava camminando tra i gazebo appariva nettamente delineata da due filoni: chi ha votato per il cambiamento, per la novità, dando quindi la propria preferenza a Schlein, e chi ha votato per l’esperienza di governo, augurandosi che il quinquennio da presidente dell’Emilia-Romagna possa aiutare Bonaccini a far rinascere il Partito Democratico.

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