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Il ministro Nordio zittisce le opposizioni: “Il governo non dipende dai pm”

Edoardo Romagnoli
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«L’informazione di garanzia non può costituire un progetto di dimissioni. Diversamente devolveremmo all’autorità giudiziaria il destino politico degli appartenenti all’assemblea che oggi riguarda l’onorevole Delmastro e domani potrebbe riguardare ciascuno di voi». Il ministro della Giustizia Carlo Nordio non usa giri di parole per rispondere all’interrogazione del Movimento 5 stelle, con Cafiero De Raho primo firmatario, sulla revoca dell’incarico al sottosegretario Andrea Delmastro. Ormai un vero e proprio tormentone fra le file dell’opposizione nonostante lo stesso Nordio avesse già chiarito in aula come la relazione di sintesi del nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria non fosse coperta da segreto. Circostanza che il titolare del dicastero di via Arenula ha ribadito anche ieri spiegando come «la classificazione della natura riservata, riservatissima, segreta o altro, per legge appartiene all’autorità che forma il documento. Quindi spetta al Ministero definire la qualifica degli atti di cui si sta parlando». Per quanto riguarda invece il reato di divulgazione di segreto d’ufficio Nordio ha sottolineato come «la parola segreto non può essere interpretata in modo estensivo in malam partem contro la persona indagata». In pratica nel nostro ordinamento non è consentita l’estensione analogica di una norma che conduca a una soluzione sfavorevole all’indagato, punendolo per un fatto o con una pena non espressamente previsti dalla legge, o, comunque, aggravando la sua posizione. L’interpretazione in modo estensivo di una norma penale può essere fatta soltanto in bonam partem, ossia a favore del reo.

 

 

A decidere su Delmastro sarà la Procura di Roma che ha aperto un fascicolo per rivelazione e utilizzazione del segreto d’ufficio dopo l’esposto presentato dal parlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli. Il sottosegretario, difeso dall’avvocato Giuseppe Valentino, è stato già sentito per due ore dai pm titolari dell’inchiesta, Rosalia Affinito e Gennaro Varone, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal procuratore capo Francesco Lo Voi. E proprio sull’indagine Nordio ha detto: «Siamo rispettosissimi dell’intervento della magistratura e attendiamo con fiducia quello che è l’esito dell’indagine che riguarda l’onorevole Delmastro». Però c’è un elemento da tenere ben presente «se la qualifica della segretezza o meno dell’atto non dovesse più dipendere dall’autorità che forma l’atto, cioè dal Ministero, ma dovesse essere devoluta all’interpretazione della magistratura potrebbe crearsi una problematica che dovrebbe essere risolta in altra sede» ha specificato Nordio.

 

 

Però evidentemente all’opposizione la lezione di Montesquieu sulla separazione fra il potere legislativo, quello esecutivo e quello giudiziario non è chiara. Per tutte queste ragioni le dimissioni di Delmastro di fronte a un’informazione di garanzia sono solo «un’aspirazione velleitaria». Ieri sono iniziate le audizioni del Giurì d’onore che però sono secretate, bisognerà aspettare il 10 marzo quando il comitato riferirà in Aula. Donzelli, sentito dal Giurì, si è detto fiducioso aggiungendo che «sicuramente ad oggi rifarei quello che ho fatto».

 

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