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Andrea Delmastro, Carlo Nordio chiude il caso dimissioni

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Nel governo si punta a chiudere il "caso Delmastro". Dal Guardasigilli è arrivata l’ennesima "blindatura": «Dimissioni? È un’aspirazione velleitaria e metafisica che l’informazione di garanzia possa costituire un progetto di dimissioni. Diversamente, devolveremmo all’autorità giudiziaria il destino politico degli appartenenti all’assemblea». Del resto, il sottosegretario si è sempre definito garantista e considera quindi l’avviso di garanzia certamente non come un foglio di via dall’esecutivo. Gli esponenti di governo che si occupano di giustizia si stanno alternando in Commissione sui vari provvedimenti sul tavolo, in questi giorni si sono presentati Sisto e Ostellari ma il sottosegretario, la cui presenza sarebbe prevista nel "calendario" la prossima settimana - secondo quanto si apprende - non si sottrarrà agli "appuntamenti" a Montecitorio. Con le opposizioni che continuano a minacciare di disertare l’Aula qualora l’esponente di Fdi decidesse di partecipare ai lavori. Ma anche Fratelli d'Italia ha dettato la linea, avvertendo le minoranze: «Basta diktat». I vertici di Fratelli d’Italia avrebbero sondato il Pd per capire se - spiega uno dei "big" - ci sono i margini per tornare a un clima sereno. A chiedere le dimissioni di Delmastro è stato il Movimento 5 stelle.

Intanto il responsabile di via Arenula ha sottolineato che spetta al ministero decidere sulla natura della segretezza dei documenti. Per quanto riguarda il reato di divulgazione di segreto d’ufficio, «la parola "segreto" non può essere interpretata in modo estensivo "in malam partem", contro cioè la persona che è indagata», ha rilevato il Guardasigilli, ribadendo che «noi siamo rispettosissimi e attendiamo con fiducia quello che è l’esito dell’indagine che riguarda l’onorevole Delmastro, però se la qualifica della segretezza o meno dell’atto non dovesse più dipendere dall’autorità che forma l’atto, cioè dal ministero, ma dovesse essere devoluta alla interpretazione della magistratura potrebbe crearsi una problematica che potrebbe e dovrebbe essere risolta in un’altra sede». L’esecutivo punta a non alzare i toni, anche con la magistratura. «Per questo motivo - la critica che arriva dal Terzo polo - sta frenando su tutti i provvedimenti annunciati in campagna elettorale, a partire dalla separazione delle carriere». Il deputato Costa, tra l’altro, nei giorni scorsi ha chiesto che venisse inserita in calendario la riforma della prescrizione.

 

 

 

Da Nordio, in risposta proprio a una interrogazione dell’esponente di Azione, sono arrivate rassicurazioni sulla volontà di portare avanti le riforme della giustizia. «Questo Governo e, anche e soprattutto, questo Ministro - ha detto il Guardasigilli - anche per chi ha letto i miei interventi anche in momenti precedenti, è profondamente convinto che, soprattutto dopo gli scandali emersi a suo tempo nel cosiddetto "affare Palamara" vi sia la necessità di una profonda revisione dell’ordinamento giudiziario». «La riforma - ha sottolineato ancora - dell’ordinamento giudiziario deve essere diretta a mettere fine alle logiche correntizie che minano la credibilità della magistratura italian». Intanto si è tornato a riunire il Giurì d’onore della Camera, istituito dal presidente Fontana su richiesta del Pd, che lamenta la lesione della sua onorabilità dopo che il deputato di FdI, Donzelli, in Aula aveva collegato la visita di alcuni deputati dem (tra cui la capogruppo Serracchiani) ai colloqui dell’anarchico Cospito avuti in carcere con altri detenuti al 41 bis e appartenenti ad organizzazioni criminali, dai quali avrebbe ricevuto l’appoggio nella battaglia contro il regime carcerario duro. Donzelli ha quindi chiesto pubblicamente ai dem di dire con chi stanno, se con lo Stato o con terroristi e mafiosi. Da qui la "missione" della commissione speciale: verificare se c’è stata o meno lesione dell’onorabilità.

Il Giurì, presieduto dal pentastellato Costa, ha audito tutti i protagonisti della vicenda (Serracchiani, Orlando, Lai e il senatore Verini che ha chiesto di essere ascoltato e, infine, Donzelli). Ma poco o nulla trapela, visto che le audizioni sono state secretate. Fatto sta che tutti gli auditi hanno ribadito le loro posizioni: i deputati del Pd sono tornati a chiedere che sia fatta chiarezza sulla vicenda. Mentre il deputato di FdI avrebbe ribadito la linea di difesa già espressa nelle scorse settimane (e "avallata" dal Guardasigilli Nordio e dalla stessa premier Meloni), tra cui la spiegazione che i documenti citati in Aula non sono atti secretati, quindi nessuna illegalità è stata compiuta. Il Giurì dovrà trasmettere la sua relazione all’Aula (che potrà solo prenderne atto, senza pronunciarsi) entro il 10 marzo. Ma per il momento procederà con lo sbobinamento delle audizioni, solo dopo si decideranno i prossimi passi, compresa la possibilità di un nuovo round di audizioni.

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