Elezioni regionali, Calenda dà la colpa del fallimento agli elettori: “Voto fideistico, è un errore”
Una serie di arrampicate sugli specchi che si concludono con l’addossare la colpa ai cittadini e non al mondo della politica. È questo il succo dell’intervista del leader di Azione, Carlo Calenda, dopo l’esito delle elezioni regionali del 2023 che vedono, ad esempio in Lombardia, la candidata del Terzo polo, Letizia Moratti, arrivare terza a distanza siderale dagli avversari, senza neanche raggiungere il 10%. L’ex ministro si sfoga in un colloqui con il Corriere della Sera: “Abbiamo perso. Quello regionale è un voto difficilissimo per noi. Le preferenze pesano e noi invece dipendiamo da un voto di opinione. La peggiore condizione possibile per chi vuole spezzare il bipolarismo. Non cerco alibi Ammetto che non mi aspettavo il risultato in Lombardia nei termini in cui si è delineato. Neppure mi aspettavo che Fontana addirittura prendesse di più, in percentuale, di cinque anni fa. Si può dire che il presidente uscente abbia governato bene? No, non si può dire”.
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Calenda rivendica la scelta dei candidati e punta il dito: «Abbiamo scelto i due assessori regionali, Moratti e Alessio D’Amato nel Lazio, che meglio hanno gestito il Covid per guidare due Regioni, enti in cui il bilancio è quasi tutto assorbito dalla Sanità. E non è importato a nessuno. Attilio Fontana e Francesco Rocca erano forse candidati migliori? Non credo. Se si vota come al Palio di Siena, se il voto è fideistico, i candidati contano poco. Ma io faccio politica proprio perché voglio scardinare questo sistema che porta a un’astensione sempre più alta con votanti sempre più divisi fra guelfi e ghibellini e al declino del Paese. Non mi arrendo”.
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Insomma hanno sbagliato gli elettori? La domanda che sorge spontanea all’intervistatore. E Calenda non ha dubbi: “Sì, non ho timore di dirlo. È la maledizione italiana, si vota per appartenenza”. La soluzione che propone Calenda è quella del partito unico di centro: “Certo. Anzi l’unica lezione che ricavo da queste elezioni è che il partito unico non può più aspettare. Basta perdere tempo. A marzo si parte, chi c’è c’è. Rinvii non ne accetto più”.
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