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Elezioni regionali 2023, grande delusione per il Terzo Polo. Il piano di Calenda e Renzi

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Un risultato «deludente, sotto le aspettative». Dalle parti di Azione e Italia Viva non si nasconde che le cose alle elezioni regionali non sono andate bene. Né in Lombardia né nel Lazio «dove siamo andati col Pd e il risultato è peggiore». Il segretario regionale lombardo di Azione si dimette ammettendo il fallimento. Matteo Renzi tace per tutto il giorno. Ci pensa Carlo Calenda a coprire il campo sui social tra analisi del voto, botta e risposta con il Pd e prospettiva futura, ovvero l’approdo al partito unico. Prospettiva condivisa da Iv. Per il fronte renziano c’è Elena Bonetti a uscire in chiaro: «La costruzione di un partito unico del centro riformista, liberale e popolare va fatta adesso. Adesso, non domani». Azione e Iv concordano sull’esigenza di accelerare sulla costruzione del partito unico, di una proposta politica «più attraente. Questa è una cosa che c’è e che va avanti», spiega un big renziano. «La costruzione di un partito unico del centro riformista, liberale e popolare diventa ancora più urgente», scrive Calenda su twitter e respinge le accuse del Pd che indicano la scelta del Terzo Polo per Letizia Moratti come la causa della sconfitta in Lombardia. «La scelta degli elettori è stata chiara e inequivocabile: vince la destra ovunque. Il centro e la sinistra non sono mai stati in partita, neanche uniti, neanche nell’ipotetico formato del campo largo». 

 

 

Il leader di Azione lo ribadisce poi replicando a Giorgio Gori. «Possiamo a questo punto serenamente dire che la scelta del Terzo Polo di sostenere Letizia Moratti è stata una sciocchezza?», aveva scritto il sindaco di Bergamo. Ribatte Calenda: «Sicuramente non ha funzionato. Non ho mai problemi ad ammettere una sconfitta. La questione però è un poco più complessa. Scorsa volta eravamo tutti con te e hai/abbiamo preso meno del 30%. C’è un inossidabile voto di destra che fa crescere Fontana anche dopo il disastro Covid». Ne è convinto anche Ettore Rosato: «Anche se avessimo il cosiddetto ‘campo largo’ - dice all’Adnkronos - che per me equivale all’ammucchiata, non sarebbe cambiato nulla. Anzi avremmo perso anche di più». 

 

 

E Calenda se la prende anche con Stefano Bonaccini, secondo cui se il Terzo Polo continuerà ad andare da solo sarà «il migliore alleato» della destra di Giorgia Meloni. «Una certezza nella vita: il Pd non perde mai. E se perde è sempre colpa di qualcun altro. Caro Stefano Bonaccini avete e abbiamo perso perché siamo minoranza in un paese che non vota. Occorre andare comune per comune a riprendere i voti. Politicismi e alchimie non funzionano». La replica di Enrico Letta non si fa attendere: «I fatti. I nostri due candidati in Lombardia e Lazio ottengono più voti delle scorse regionali. Le nostre liste, oltre il 20%, prendono più delle politiche. Il Pd la sua parte l’ha fatta. M5S e Terzo Polo non hanno voluto coalizzarsi, dimezzano i voti e se la prendono con noi». Controreplica di Calenda: «Enrico, nel Lazio ci siamo coalizzati e li abbiamo dimezzati. Basta con questo vittimismo. La destra è forte. Le Regionali per noi ostiche. Dobbiamo recuperare il consenso, rispettivamente liberal democratico e social democratico. Fine. Il resto è fuffa e piagnisteo».

 

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