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Rai, fine dei giochi. Il governo accelera dopo Sanremo: cambio a viale Mazzini

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Adriano Bonanni
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Ora basta. Palazzo Chigi si prepara ad accelerare sul ricambio di tutta la dirigenza Rai. L’ultima serata del festival di Sanremo, con l’esibizione sopra le righe di Rosa Chemical tra baci e ammiccamenti sessuali con Fedez, è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. A poco sono serviti il record di ascolti, la difesa dell’amministratore delegato Carlo Fuortes, del conduttore Amadeus e di Stefano Coletta, direttore intrattenimento di Rai1. Il governo ora è deciso a portare in porto - e in fretta - il ricambio dei vertici di viale Mazzini che era già comunque in programma. Ma le ultime esibizioni hanno colto di sorpresa e infastidito anche gli stessi autori del programma che si sono trovati davanti a qualcosa di assolutamente imprevisto: «Abbiamo iniziato con Mattarella e abbiamo finito con questa roba qua...» sembra sia stato il commento che girava nei corridoi dell’Ariston.

 

Nel mirino finiscono però i vertici Rai, «rei» di non aver impedito che la kermesse canora si trasformasse in un «killeraggio politico» come ha ribadito Fratelli d’Italia. Le critiche arrivano da tutto il centrodestra. Inizia Silvio Berlusconi, in un’intervista a Il Giornale, il quale, premettendo di non aver avuto tempo di guardare la competizione, osserva, con dispiacere, che «non da oggi questo grande evento televisivo abbia cambiato pelle. Da manifestazione pensata per valorizzare le splendide canzoni italiane si è progressivamente trasformata in un evento dai connotati ideologici, nel quale non fa notizia la musica ma piuttosto una serie di provocazioni legate all’attualità, tutte orientate in un modo che dispiace ad almeno la metà degli italiani. Ho visto cose ideologicamente spostate a sinistra, il che non mi pare giusto soprattutto il giorno prima di importanti elezioni regionali».

 

«Bisogna cambiare i vertici Rai? - conclude - No, non voglio assolutamente arrivare a questo. Dico semplicemente che mi piacere la televisione pubblica faccia il suo mestiere di televisione pubblica». Anche Matteo Salvini premette di non aver seguito il festival e, glissando sulle polemiche, amplia il «raggio d’azione» e spiega che «sicuramente una riflessione sulla gestione Rai nel suo complesso andrà fatta».

 

Sulla stessa lunghezza d’onda il leader M5s Giuseppe Conte: «Le polemiche non mi appassionano. Io credo che la Rai abbia bisogno di una riforma profonda, lo stiamo dicendo da tempo. Una riforma rifondativa per migliorare e rendere più efficace il servizio pubblico». A far intendere che un intervento, almeno sui vertici Rai, ci sarà è stato sabato - parlando con l’agenzia Agi - il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi (FdI), secondo il quale «è giusto cambiare la narrazione del Paese». Prova a far decantare le polemiche il ministro del Turismo Daniela Santanché, pur riconoscendo che «ci sono stati effettivamente un po’ di errori, ma io difendo il festival come prodotto, il problema è che vogliono rovinare il prodotto della canzone italiana, è un peccato».

Laconico il commento di Amadeus: «Se mi mandano via... che devo fare? me ne vado». Se chiunque dovesse dirmi che il mio mandato finisce qua, ne prendo atto e conservo 4 anni bellissimi per tutta la mia vita, con il piacere di aver fatto quello che desideravo fare. Poi nella vita, al di là del Festival, o dei Festival che farò, dipende tutto dal risultato: se si fanno risultati come questi hai una forza, se avessi fatto il 15-20% di share in meno è chiaro che sarei un allenatore esonerabile. Sono consapevole che qualsiasi allenatore è forte finché la squadra vince, se la squadra perde anche i più grandi sono a rischio esonero. Ecco perché devo portare quello che sento, perché se devo sbagliare devo farlo con le mie idee, non con quelle di un altro». Stefano Coletta, direttore dell’intrattenimento di Rai 1, non si sente però assolutamente sotto accusa per tutto quello che è successo nelle cinque serate di Sanremo: «Sotto assedio nonostante gli ascolti? È il gioco della parti». Quindi rivendica: «Ho svolto con la stessa semplicità tutti i ruoli che ho avuto, da programmista a inviato a conduttore a direttore e credo che sia un viaggio che ho meritato per la mia dedizione. Basta». Ma stavolta a dire basta sarà, probabilmente il governo.
 

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