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Caso Cospito, Carlo Nordio motiva il rigetto dell'istanza sul 41 bis

Gianni Di Capua
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«Vi ringrazio, me lo aspettavo. Hanno deciso di tumularmi in questo sarcofago di cemento armato». Poche parole quelle di Alfredo Cospito alla notizia del rigetto da parte del ministro della Giustizia Carlo Nordio dell’istanza della difesa per la sua permanenza al 41 bis. Una reazione quasi rassegnata la sua, «con aplomb», racconta il suo legale, l’avvocato Flavio Rossi Albertini che, al fianco di Luigi Manconi, ha incontrato alla Camera dei Deputati la stampa per spiegare l’attuale situazione 24 ore dopo il no del ministero. Cospito ha rifiutato un’altra visita psichiatrica e, dal carcere di Opera, continua lo sciopero della fame, sopravvivendo con acqua, sale e zucchero. «È provato, stanco, ha perso 47 chili. Io non sono un medico» ma «da quello che appare, è una persona molto in là rispetto alla fase critica», ripete il legale che non nasconde la sua preoccupazione. «L’esito è quasi scontato. Io sono settimane che credo sia imminente il tracollo». Il motivo è presto detto. Cospito è al 114esimo giorno di sciopero della fame e non per uscire lui dal regime di 41bis ma per la sua totale abolizione. La sua, ha spiegato più volte lo stesso legale, è una battaglia ideale, che va al di là della situazione personale tanto che «non accetterebbe una sospensione o un provvedimento temporaneo». È questo, spiega l’avvocato, il motivo per cui «non faremo appello a Mattarella. Allo stesso modo non ci rivolgeremo a Papa Francesco. Il mio assistito è un anarchico individualista». Fronte difesa dunque la decisione di Nordio sul 41 bis è tutta politica, perché secondo l’avvocato, mancherebbe il requisito di far parte di un’associazione per il regime di carcere duro. Eppure è proprio la capacità di leadership di Cospito, in grado di aver reso il suo corpo «un’arma» attraverso lo sciopero della fame, che ha portato il ministro a rigettare la sua richiesta.

 

 

 

Nel suo provvedimento, il ministro lo mette nero su bianco, sottolineando come anche oggi, chiuso in una cella, «permane immutata la capacità del detenuto di orientare le iniziative di lotta della galassia anarcoinsurrezionalista verso strategie e obiettivi sempre più rilevanti» tanto che i suoi appelli «si sono trasformati in un’onda d’urto propagatasi sul territorio nazionale e all’estero». I chili persi (47 da inizio dello sciopero il 20 ottobre scorso) non hanno scalfito nulla nel profilo criminale dell’anarchico, anzi. Per Nordio è chiaro che si tratti di «un soggetto sano e lucido che si sta volontariamente procurando uno stato dì salute precario per finalità ideologiche» e le sue condizioni «non sono tali da incidere in maniera significativa sulla sua rilevante pericolosità sociale». Da Via Arenula intanto ci si muove in vista di un peggioramento delle condizioni di salute, cercando di capire come muoversi sulla base della decisione di Cospito di rifiutare trattamenti salvavita o eventuali tso. Per questo, fanno sapere fonti del ministero, lo scorso 6 febbraio è stata chiesto un parere al comitato nazionale di bioetica su «disposizioni anticipate di trattamento, qualora arrivino da un detenuto che in modo volontario abbia deciso di porsi in una condizione di rischio per la salute e che indichi il rifiuto o la rinuncia ad interventi sanitari anche salvavita». 
 

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