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Con la Somalia Meloni mette un altro tassello al "Piano Mattei" per l'Africa

Gaetano Mineo
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L’Italia è tornata protagonista dello scacchiere internazionale. Giorgia Meloni negli ultimi dieci giorni ha piazzato bandierine in Germania, Svezia, Francia, Libia, Etiopia, Somalia. E oggi parteciperà al Consiglio europeo a Bruxelles, dove è in programma c’è anche un faccia a faccia con il presidente ucraino Volodymyr Zelens'kyj. Altro che isolamento del nostro Paese, come megafonato dalla sinistra soprattutto in campagna elettorale. Erano anni che l’Italia non aveva una politica estera. L’ultimo era stato Silvio Berlusconi, che aveva stretto un accordo con Gheddafi per arrestare le partenze sui barconi dalla Libia e per sviluppare i rapporti economici. E proprio i migranti, sarà uno dei punti caldi dell’ordine del giorno del Consiglio Ue. In merito ai migranti, la Meloni è partita a testa bassa sin dal primo giorno che è arrivata a Palazzo Chigi. E a oggi ha trovato una serie di sponde, o quantomeno non opposizioni, sull’annosa questione dei migranti. In questi giorni ha incontrato personalmente il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, il primo ministro svedese, Ulf Kristersson, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e ancor prima ha fatto una «puntata» a Parigi da Emmanuel Macron. Un lavoro diplomatico certosino, propedeutico al Consiglio Ue di oggi e dove la parola d’ordine è che la questione immigrati è europea e non solo italiana. Risultato, l’Italia oggi non è isolata nel Consiglio Ue sui migranti perché s’è già aperto un altro fronte composto da Austria, Grecia, Danimarca, Lettonia, Estonia, Lituania, Slovacchia e Malta.

 

 

Tutti chiedono una politica unitaria di prevenzione e dell’accoglienza. L’Austria in particolare, va oltre, minacciando di porre il veto ai lavori del Consiglio europeo se non ci saranno sufficienti misure di contrasto all’immigrazione irregolare. L’Italia non è più sola e non solo sui migranti. Dopo l’asse energetico con l’Algeria e lo sforzo fatto nella direzione dei Balcani con la Conferenza di Trieste, il governo Meloni punta a dire la sua anche in Libia, dove da troppo tempo l’Italia non riesce a trovare spazi. E così lo scorso fine gennaio la premier è piombata a Tripoli dove oltre a siglare un contratto di circa 8 miliardi di dollari per lo sfruttamento di due lotti offshore, ha rilanciato quel «Piano Mattei per l’Africa» che intenderebbe porre in atto per (sono sue parole) «aiutare i Paesi africani a diventare più ricchi».

 

 

Una «nuova era» è iniziata anche tra i rapporti Italia-Etiopia, per dirla con la stessa premier che poco più di quarantottore fa ha incontrato il primo ministro d’Etiopia, Abiy Ahmed Ali. Sul tavolo, energia, difesa, formazione e cooperazione, settori per cui sono stati tracciati una serie di progetti di accompagnare lo sviluppo dell'Etiopia con iniziative per la formazione e per creare posti di lavoro. La premier non si arresta. Già nelle prossime settimane, ha programmato una visita in Etiopia per consolidare il dialogo avviato a Roma. E, intanto, ieri ha incontrato a palazzo Chigi il presidente della Repubblica federale di Somalia, Hassan Sheikh Mohamud. con cui la Meloni ha aperto un’altra pagina di politica estera.

 

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