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Regionali Lazio, il centrodestra unito tira la volata a Rocca

Pietro De Leo
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 Ad un certo punto arriva la staffilata comunicativa. «France’, ti consiglio di non leggere niente, leggi solo il tuo specchio, non farti condizionare...». A parlare è il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, e il destinatario è il candidato del centrodestra alla guida della Regione Lazio Francesco Rocca. Ma in realtà è un messaggio che ne contiene altri. Perché nella denuncia dei «colpi bassi» che hanno costellato la campagna elettorale, e che come da tradizione non finiranno («ma siamo vaccinati», dice il premier) c’è anche un messaggio che va oltre la dimensione regionale. «C’è una ipocrisia enorme nel fatto che Francesco Rocca venga attaccato per la sua storia da chi dice che il carcere duro deve essere meno duro, che le droghe devono essere legalizzate». Il riferimento, è non solo alla nota vicenda di gioventù del candidato (una storia di spaccio su cui ha pienamente pagato il debito con la giustizia e che lui stesso ha esposto ai media fin da subito), ma anche alle polemiche di questi giorni.

 

Rocca, spiega Meloni, è «un’eccellenza italiana conosciuta nel mondo», è «il primo italiano riuscito a diventare presidente della più grande associazione di volontariato al mondo». Questo è un po’ il senso dell’appuntamento che si è svolto ieri mattina, a Roma, all’auditorium della Conciliazione. Un incontro in cui si ritrovano tutti i leader del centrodestra, per far da volàno a Rocca e alla sua squadra, ma anche per ribadire il costrutto di una coalizione e il senso delle cose fatte a 100 giorni, con un’agenda difficilissima, dall’inizio dell’avventura di governo. «Dicevano che con il nostro governo l’Italia sarebbe stata isolata? Non è possibile isolare l’Italia: è fondatrice dell’Europa, della Nato, è un paese ricco, membro del G7. Con questo governo l’Italia è finalmente consapevole della centralità che può avere», scandisce Meloni, ripercorrendo i principali temi affrontati in questi mesi, dall’immigrazione all’economia fino ad uno dei temi più "caldi" nel confronto, ossia il reddito di cittadinanza. «Dalla fine di quest’anno chi può lavorare lavora. Noi faremo tuttoil possibile per mettere quelle persone in condizione di lavorare favorendo crescita e nuove assunzioni. Ma altra cosa è sentirsi dire "la Meloni mi toglie il reddito e vuole mandarmi a rubare". Tra il reddito e rubare c’è prima l’opzione di andare a lavorare...».

 

 

Non manca, poi, un passaggio sul confronto intorno al 41 bis: «Lo Stato- dice- non deve trattare con chi minaccia». E ancora, più in generale: «Se hai orizzonte corto guardi al consenso, se hai orizzonte lungo le risposte arrivano tra cinque anni, perché saremo ancora qui». Poi annuncio: «Il 2023 sarà l’anno delle grandi riforme, andremo dove non si è riusciti ad andare finora. Daremo a questa nazione una riforma delle istituzioni che consenta di avere governi scelti dai cittadini e duraturi, e una riforma della giustizia che garantisca certezza del diritto e certezza della pena».

Dunque, il «fare» è un po’ il filo conduttore della giornata. Lo si coglie anche dall’intervento del vicepresidente del Consiglio e leader della Lega Matteo Salvini, che ha percorso questi primi mesi su e giù per l’Italia monitorando e inaugurando cantieri. Nella Capitale, spiega il ministro alle infrastrutture, «nello scavo per Metro C, è emersa una caserma romana: sarà spostata e poi ricollocata nella stazione museo. Ringrazio i Sovrintendenti illuminati, non lo sono in tutto il Paese. Non si può bloccare l’altavelocità in Puglia perché ci sono i mandorli. Dunque i mandorli li sposti da un’altra parte e si va avanti col cantiere».

L’altro filone tematico è la stabilità della coalizione. «Questi primi 100 giorni di governo mi hanno fatto trovare colleghi in gamba, conto e sono sicuro che diventeranno anche amici. Questa è la differenza tra l’andare d’accordo sul posto di lavoro e ragionare da squadra», dice Salvini. Un punto, questo, affrontato anche da Forza Italia. Dice Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e coordinatore nazionale degli azzurri: «Ogni mattina mi sveglio e sono contento e fiero di essermi sempre schierato dalla stessa parte. Abbiamo valori comuni, il nostro, quello del centrodestra, non è un matrimonio d’interesse. Siamo uniti, c’è una visione comune della società».

 

Così come Silvio Berlusconi, intervenuto in videocollegamento: «Noi vinceremo ma sappiamo bene che la sfida più difficile verrà dopo. Tenteranno di dividerci, ci attaccheranno su tutto, aspetteranno ogni nostro piccolo errore per cercare di minare l’unità della coalizioI ne. È quello che sta succedendo a livello nazionale. Ma non ce la faranno a dividerci. Per questo vi dico che noi vinceremo la sfida del governo regionale». Chiude l’evento Francesco Rocca: «Dai territori arriva un grido di dolore per una regione abbandonata a se stessa per 10 anni». E ancora: «Noi torneremo a programmare. Abbiamo l’ambizione di essere misurabili, di far conoscere il punto di partenza e far vedere dove arriveremo tra 5 anni e poi avere il consenso per altri 5». In cima all’agenda c’è la sanità: «Hanno lasciato i nostri cittadini senza dignità nei pronto soccorso con tempi di attesa più alti d’Italia: 3, 4, 5 giorni in barella senza dignità, con pochissimo personale che fa ciò che può. Hanno macellato la sanità nelle nostre province».

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