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Elezioni regionali, il centrodestra a Roma tira la volata a Rocca: tutti compatti per il successo

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Conto alla rovescia per le elezioni regionali nel Lazio e in Lombardia che si terranno domenica 12 e lunedì 13 febbraio. Un primo e importante test per partiti e governo dopo le politiche del 25 settembre, che coinvolgerà nel complesso oltre 12 milioni di elettori, vale a dire un italiano su 5. Nell'ultima domenica di campagna elettorale, il centrodestra unito a Roma tira la volata al candidato Francesco Rocca con una kermesse che riunisce sullo stesso palco - quello dell'Auditorium della Conciliazione - la premier Giorgia Meloni (accolta al sua arrivo da una standing ovation), i due ministri e vicepremier Matteo Salvini (per la Lega) e Antonio Tajani (per Forza Italia) e il capo politico di Noi Moderati, Maurizio Lupi. "Sta per cominciare l'ultima settimana di campagna elettorale, i colpi bassi si intensificheranno, ma siamo vaccinati, abbiamo fatto tutte le dosi. Non abbiamo paura. E a Rocca consiglio questo: non leggere niente, non farti condizionare, ragiona con la tua testa e vai avanti" sprona Meloni, convinta che dopo dieci anni di centrosinistra al governo "il Lazio può avere molto di più, è rimasto un po' indietro per le potenzialità che ha, serve una sterzata". Ottimista anche il leader azzurro, Silvio Berlusconi: “Noi vinceremo la sfida del governo regionale. Ognuno con le sue idee e con la sua storia che merita rispetto. Forza Italia ci sarà, e sarà decisiva non solo sul piano dei numeri - sottolinea il Cav in un videomessaggio - ma anche su quello politico". Anche perché, ammette Tajani, "la coalizione dopo aver vinto le politiche vuole vincere nel Lazio come in Lombardia. Ma vorrei anche vincere bene per dimostrare che il governo nazionale sta lavorando bene, perché è un voto di fiducia non solo a Rocca ma anche al governo di centrodestra".

 

 

Una manifestazione simile a quella andata in scena nella Capitale è in programma martedì al Teatro Dal Verme di Milano, a sostegno del governatore uscente Attilio Fontana, in corsa per il bis. L'esponente della Lega finisce sotto il fuoco incrociato dei due sfidanti Pierfrancesco Majorino e Letizia Moratti per la scelta di non partecipare a confronti diretti in tv (tutti eccetto le tribune elettorali). Ma è sul cosiddetto 'voto utile' che si consuma lo scontro tra il candidato di centrosinistra e M5s e l'ex sindaca di Milano, sostenuta dal Terzo polo. Le elezioni regionali "sono a turno unico, vince chi prende un voto in più. Prevale la logica del voto utile, che ha spinto il sindaco di Milano Beppe Sala a fare un appello a mio sostegno affinché non si sprechi il voto per battere Fontana", insiste ancora oggi l'europarlamentare del Pd. Con il 40% ancora di indecisi l'appello a voto disgiunto è "fumo negli occhi" replica invece l'ex vice e assessore al Welfare di Fontana, che va al contrattacco: "Majorino si candida a fare opposizione. Noi invece ci candidiamo a governare”.

 

 

Respingono la logica del voto utile anche i leader di Azione e Italia Viva, Carlo Calenda e Matteo Renzi, a Milano per supportare Moratti nell''ultimo miglio' verso le urne. Sala e Majorino "stanno ripetendo esattamente lo stesso errore che ha fatto Letta alle politiche. Ci risparmino lo stanco ritornello al quale non credono neanche loro due. Lo dicono perché lo devono dire", punge Renzi al suo arrivo al Teatro Franco Parenti. Che poi, prendendo in prestito una frase della nuova hit di Shakira, ironizza anche sul Pd: "Con me e Calenda avevano una Ferrari, l'hanno scambiata con una Twingo". Archiviate le divergenze sulle licenze dei taxi, l'ex ministro dello Sviluppo economico si complimenta con Moratti per aver fatto "una campagna straordinaria". "La partita è apertissima" perché per come ha gestito l'emergenza Covid, "è immorale votare Fontana, non è votabile" affonda ancora Calenda, chiedendosi come "nel posto in Italia in cui c'è più cultura del lavoro e della produzione" sia ancora possibile votare Salvini "che non ha mai lavorato un giorno in vita sua". L'attacco più duro, tuttavia, il leader del Terzo polo lo riserva alla premier sul tema delle riforme istituzionali: "Cara Meloni, ti proponiamo questo: non toccare la Presidenza della Repubblica, che è l'unica cosa che funziona in questo Paese. Senza presidente della Repubblica se ne va via l'unità nazionale. E che io lo debba spiegare a una nazionalista semifascista è deprimente". Quindi, a stretto giro la precisazione via Twitter: "Era solo una battuta, evidentemente".

 

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