Saviano, solito show al processo per gli insulti a Salvini: "Mi voleva fuori dall'Italia"
Altro processo, altra tribuna. Roberto Saviano si è presentato alla prima udienza del procedimento al Tribunale di Roma scaturito dalla sue affermazioni su Matteo Salvini. Lo scrittore di Gomorra è accusato di diffamazione per aver definito sui social il leader della Lega, all'epoca capo del Viminale, ministro della "mala vita".
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L'occasione, come avvenuto per il processo per gli insulti di Saviano a Giorgia Meloni, si trasforma in un piccolo comizio: "Sono fiero di essere imputato in questo processo, perché mi è data la possibilità di testimoniare al Tribunale di non voler permettere a leader di partito e ministri di blindare la possibilità di critica, fosse anche un grido", ha detto Saviano nell’aula del tribunale monocratico di Roma. "Il ministro Salvini ha minacciato negli anni ripetutamente di togliermi la scorta - ha aggiunto - questione che non c’entrava nulla con la dialettica politica né era una questione di sua competenza. Ma il suo solo obiettivo era quello di intimidire e additare me come nemico pubblico, cosa che gli è riuscita. Del resto questa sua volontà, questa sua azione continuata nel tempo avrebbe dovuto spingermi come unica opzione a fuoriuscire dall’Italia, appunto, obiettivo come molti di quelli cercati da Salvini miseramente fallito", è l'accusa di Saviano che prova a ribaltare il tavolo.
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"Ho definito Matteo Salvini ministro della ’mala vita' - ha proseguito - perché era divenuto intollerabile il modo con cui Salvini si relazionava al sud Italia senza alcuna volontà di comprenderne le dinamiche e soprattutto i drammi, ma solo con attitudine predatoria laddove i voti costituivano il bottino da conquistare ad ogni costo"; si giustifica Saviano con la retorica ormai nota. Nella lista testi della difesa, sulla quale il giudice si è riservato, figura tra gli altri il ministro degli Interno, Matteo Piantedosi, chiamato a riferire "sulle iniziative volte a verificare il regime di protezione al quale Saviano è sottoposto dall’ottobre 2007". Nella lista ci sono anche il segretario generale della Federazione europea dei giornalisti, Ricardo Gutierrez e Oscar Camps, fondatore e presidente di Open Arms. Il processo è stato aggiornato al 1 giugno, quando verrà sentito in aula, come parte lesa, il ministro Matteo Salvini. "Oggi mi difendo dal vicepresidente del Consiglio, mentre ho un processo in corso con la presidente del Consiglio e una causa civile intentata contro di me dal ministro della Cultura, tre ministri di uno stesso governo portano in tribunale chi osa criticarli", afferma lo scrittore che, a quanto pare, si sente un perseguitato.