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Meloni trova l'intesa con l'Ue sui fondi del Pnrr

Gianni Di Capua
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Attuazione del Pnrr, gestione dei flussi migratori, ripresa economica. E poi i dossier su energia e guerra in Ucraina. A un mese esatto dal Consiglio Europeo straordinario Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen sono tornate a vedersi per fare un punto della situazione. Stavolta a fare gli onori di casa è stata la premier che, sotto una pioggia battente, ha accolto nel cortile interno di palazzo Chigi la presidente della Commissione Ue - a Roma per la presentazione del libro che raccoglie i discorsi pronunciati da David Sassoli da presidente dell'Europarlamento - per un faccia a faccia che segue quello del 3 novembre scorso, quando fu Meloni a recarsi a Bruxelles nella sua prima uscita da presidente del Consiglio per incontrare i vertici delle istituzioni europee. Il colloquio di oltre un'ora, cui ha preso parte anche il ministro alle Politiche europee con deleghe a Pnrr e politiche di coesione Raffele Fitto, ha rappresentato «un'ottima occasione - secondo la nota diffusa da Palazzo Chigi - per uno scambio di vedute in preparazione del Consiglio Europeo straordinario del 9-10 febbraio dedicato in particolare all'economia e alla migrazione». Nel corso dell'incontro è stata anche condivisa la condanna per gli atti violenti in Brasile e la solidarietà alle istituzioni democratiche del Paese. Inoltre è stata espressa soddisfazione per la firma, prevista oggi a Bruxelles, della Dichiarazione congiunta Ue-Nato. In tema di ripresa economica, poi, «è stato riaffermato l'impegno del governo italiano sul Pnrr».

 

 

Impegno che ha portato l'Italia a raggiungere i 55 obiettivi previsti dal Piano per il secondo semestre 2022 e a inviare alla Commissione Ue la richiesta di pagamento della terza rata. L'erogazione dell'importo dovuto, pari a 19 miliardi di euro, avverrà da parte della Commissione nei prossimi mesi al termine dell'iter di valutazione previsto dalle procedure europee. Nel frattempo l'Italia proverà a portare avanti la sua richiesta di revisione del Pnrr confrontandosi con la Commissione. Secondo il governo, infatti, il Piano è stato scritto in un'altra epoca storica, quando non c'era la guerra in Ucraina e l'esplosione dell'inflazione. Perciò va rivisto, anche alla luce dell'innalzamento del costo delle materie prime e del livello di attuazione dei programmi di coesione. Il ragionamento è che serva un adattamento del Pnrr non per mettere in discussione il sistema ma per renderlo più efficace, per non sprecare le risorse. Oltre al Pnrr, l'Italia vorrebbe rivedere anche la gestione dei flussi migratori a livello continentale. Dopo aver approvato in Cdm il decreto sulle Ong, infatti, l'obiettivo della Meloni (che oggi vedrà il Papa: ieri Francesco ha chiesto all'Ue di aiutare i Paesi di primo ingresso) resta quello di convincere Bruxelles a un maggiore impegno sugli aspetti esterni del fenomeno. Proprio Fitto alcuni giorni fa aveva illustrato la posizione del governo, che in sostanza chiede all'Ue «di concentrare i suoi sforzi e le sue risorse nel contrasto alle cause profonde della migrazione per prevenire le partenze, nel rafforzamento del controllo delle sue frontiere esterne, nella lotta ai trafficanti di esseri umani e nel potenziamento della politica dei rimpatri affinché venga accolto solo chi ha effettivamente diritto alla protezione internazionale».

 

 

Attraverso un «cinguettio» su Twitter, anche von der Leyen ha elencato i temi dell'incontro confermando che a Chigi si è «discusso dell'implementazione del Pnrr in Italia», di come «fare progressi sul Patto per la migrazione», ma anche di come «continuare a sostenere l'Ucraina, garantire un'energia sicura e accessibile, aumentare la competitività dell'industria europea». Un punto, quest'ultimo, che per l'Italia si traduce essenzialmente nella necessità di rispondere alla duplice sfida della Cina e degli Stati Uniti, magari attraverso una riforma degli aiuti di Stato e soprattutto su un fondo sovrano europeo per consentire di ridurre i divari interni.

 

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