Vertice sui migranti tra Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen, è l'ora della svolta
Una missione navale europea in grado di impedire le partenze dei barconi dal Nord Africa e una vera redistribuzione dei migranti tra i vari Stati membri dell’Unione, in modo che lo sforzo dell’accoglienza non ricada solo sui Paesi di "primo approdo", Italia in testa. Sono i due punti principali del dossier immigrazione che Giorgia Meloni sottoporrà oggi ad Ursula von der Leyen.
La presidente della Commissione si trova a Roma per partecipare alla presentazione di un libro che raccoglie i 56 discorsi dell’ex presidente del Parlamento europeo David Sassoli, evento in programma questa mattina al Teatro Quirino. L’incontro con il capo del governo italiano si terrà subito dopo, attorno all’ora di pranzo, a Palazzo Chigi. Le questioni sul tavolo sono due: revisione del Pnrr ed emergenza immigrazione. Parlare d’emergenza per quanto riguarda i barconi che attraversano il Mediterraneo non è esagerato. I dati del 2022 evidenziano un vero e proprio boom di stranieri sbarcati sulle coste italiane: 105.0000. Il trend si conferma in salita: nei primi cinque giorno di quest’anno sono già 2.556 i profughi arrivati nel nostro Paese. Nella notte tra sabato e domenica ne sono approdati altri 109 a Lampedusa. Il centro d’accoglienza dell’isola è strapieno, con 996 migranti presenti a fronte di 398 posti disponibili.
Finora il governo è intervenuto regolando l’attività delle Ong, con un «codice di condotta» fortemente voluto dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Ma non basta ad arginare un fenomeno sempre più in espansione. Alla vigilia di Capodanno, Meloni ha spiegato che bisogna riuscire a mettere in piedi «una missione europea in accordo con le autorità del Nord Africa per fermare le partenze irregolari e aprire hotspot direttamente nei Paesi di partenza». Il famoso «blocco navale», per usare un linguaggio volto a semplificare il concetto.
Il secondo pilastro su cui intervenire è quello dei ricollocamenti. Una questione spinosa, basti ricordare ciò che è successo due mesi fa, quando il governo francese si è rifiutato di fornire il suo contributo. In realtà, la redistribuzione a livello europeo non è mai decollata. Nel 2022 Francia e Germania hanno accolto dall’Italia solo 112 migranti sui 6.500 che si erano impegnate a ospitare. A peggiorare la situazione c’ha pensato pochi giorni fa il rappresentante permanente della Svezia presso l’Unione europea, Lars Danielsson. Il paese scandinavo gioca un ruolo di primo piano in questa fase, dal momento che deterrà fino a giugno la presidenza del Consiglio europeo. Intervistato dal Financial Times, Dainelsson ha bruciato così le speranze italiane: «Faremo sicuramente avanzare il lavoro con tutta forza, ma un patto migratorio non sarà completato durante la presidenza svedese. L’accordo non sarà raggiunto prima della primavera del 2024». Parole che non sono piaciute a Palazzo Chigi, anche se il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, ha provato a smorzare le polemiche: «Le dichiarazioni del rappresentante permanente svedese presso l’Unione europea sulle possibili tempistiche del negoziato sul nuovo Patto per l’immigrazione e l’asilo non solo non rappresentano una presa di posizione contro alcuno Stato membro specifico, tantomeno contro l’Italia, ma soprattutto non possono in alcun modo essere strumentalizzate politicamente a livello nazionale». Fitto ha ribadito quali sono le richieste del governo: «Un maggiore impegno europeo sugli aspetti esterni della migrazione, in particolare sulla necessità dell’Unione di concentrare i suoi sforzi e le sue risorse nel contrasto alle cause profonde della migrazione per prevenire le partenze, nel rafforzamento del controllo delle sue frontiere esterne, nella lotta ai trafficanti di esseri umani e nel potenziamento della politica dei rimpatri affinché venga accolto solo chi ha effettivamente diritto alla protezione internazionale».
Il braccio di ferro tra Italia e Europa è appena iniziato. La Lega chiede al governo di proseguire con la linea della fermezza. Susanna Ceccardi, europarlamentare del Carroccio, tuona: «Se, come annunciato, da parte della Ue non ci fosse la volontà di ridiscutere i ricollocamenti, allora saremo liberi di bloccare gli sbarchi. L’Italia si fa rispettare». Meloni ha già spiegato che, al momento, questa non è la linea dell’esecutivo. Più che bloccare gli sbarchi si vuole fermare le partenze. Obiettivo ambizioso, soprattutto perché necessita del sostegno dell’Unione europea. L’incontro di oggi con von der Leyen è il primo passo in questo senso.