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Migranti, Wanda Ferro: scelti porti di altre regioni perché il Sud è al collasso

Pietro De Leo
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L'attività di contrasto del governo all'immigrazione illegale e le mosse europee sul dossier. Il Tempo contatta Wanda Ferro, sottosegretario all'Interno e parlamentare di Fratelli d'Italia, nel giorno in cui la polemica si riacutizza per un'indiscrezione giornalistica riguardante le indicazioni date alle Ong dalle autorità italiane sui porti di sbarco.

Sottosegretario, Repubblica ha scritto in prima pagina che il governo starebbe designando per gli sbarchi i porti delle città in cui governa il Pd. È così?
«È come affermare che le navi delle ong scelgono di sbarcare in Italia perché governa la destra. Siamo seri: noi non utilizziamo le istituzioni per fare battaglia politica, tantomeno quando in gioco, come il questo caso, c'è la necessità di accogliere in condizioni di sicurezza centinaia di persone. Qualcuno fa finta di non vedere che il sistema dell'accoglienza nei porti di Sicilia e Calabria, da Lampedusa a Roccella Ionica, è ormai al collasso, con migliaia di migranti ammassati in strutture che non possono contenerli, con gravi problemi sotto i profili della sicurezza, delle condizioni igienico-sanitarie, della stessa dignità delle persone. Quando indichiamo un porto come sicuro dobbiamo tenere conto anche della capacità di accoglienza dei territori, per garantire la sicurezza dei migranti, dei soccorritori e delle comunità locali. Le navi delle ong non possono pretendere di attraccare dove ritengono più conveniente, disinteressandosi di ciò che avviene a terra».

 

Al di là di questo, c'è un punto toccato dal presidente dell'Anci, Antonio Decaro, che ha sottolineato la necessità di un piano organizzativo sulla gestione dell'accoglienza da condividere con il governo. Istanza giustificata?
«I Comuni fino ad oggi sono stati lasciati soli nel fronteggiare l'emergenza, e oggi dobbiamo dare ascolto soprattutto al grido di aiuto dei sindaci del Sud. Certamente il rapporto con il governo deve essere sinergico, certamente lo sarà più di quanto avvenuto coni governi guidati dal centrosinistra. Abbiamo l'urgenza di alleggerire la pressione degli sbarchi dalle regioni del Sud, che non possono essere considerate dei campi profughi, per questo abbiamo ritenuto necessario coinvolgere altre realtà territoriali, che non si sono certo tirate indietro, in un'ottica di solidarietà nazionale. Non vorrei che la dietro la polemica politica sollevata dal Pd ci fosse una sorta di sindrome "nimby", di chi predica solidarietà e accoglienza purché lontano dal proprio giardino».

Andando nel merito del decreto che regola l'attività delle imbarcazioni delle Ong, le organizzazioni hanno stilato un documento in cui preventivano il rischio di maggiori morti nel Mediterraneo, perché con le norme si riduce la loro capacità di soccorso. Quanto fondamento ha questo allarme?
«Non ha alcun fondamento, perché la stragrande maggioranza dei soccorsi in mare vengono operati da Guardia Costiera, Guardia di Finanza e dalle navi della Marina Militare. L'attività di soccorso delle Ong è statisticamente marginale, perché riguarda complessivamente il 10% circa dei salvataggi. Regolare le attività di queste organizzazioni nel Mediterraneo, quindi, non significa mettere a repentaglio la vita dei migranti. Restiamo convinti, invece, che per scongiurare le morti in mare si debbano impedire le partenze dei barconi, che invece sono incoraggiate dalle attività delle Ong, che rappresentano un fattore di attrazione soprattutto davanti alle coste della Tripolitania».

 

Che elementi ci sono per sostenere questo?
«Su questa rotta oltre un terzo degli sbarchi complessivi in Italia avvengono attraverso le navi delle ong, che svolgono un'attività sistematica e non occasionale di recupero di migranti in partenza dalle coste africane e di traghettamento verso l'Italia. Un'attività che di fatto incoraggia le traversate, favorendo l'immigrazione clandestina e quindi il business dei trafficanti di esseri umani. Non dobbiamo dimenticare che la maggior parte degli arrivi illegali non riguarda profughi, ma migranti economici, la maggior parte provenienti da Tunisia, Egitto, Bangladesh. Il decreto del governo vuole porre delle regole chiare: se le navi delle ong salvano delle persone da un naufragio devono subito portarle al sicuro, nel porto indicato dalle autorità italiane, non possono tenerle a bordo continuando a trasbordare migranti dai barconi degli scafisti finché non si raggiunge la massima capienza tenendo le persone in mare anche per settimane, mentre oggi contestano il prolungamento del viaggio di due o tre giorni».

Capitolo Ue. Domani (oggi per chi legge ndr) si terrà l'incontro tra Giorgia Meloni e Ursula Von der Lyen. Cosa c'è da aspettarsi sul tema immigrazione?
«Noi ci aspettiamo che il dossier migranti venga affrontato a livello europeo con concretezza e responsabilità. Serve una strategia europea condivisa perla redistribuzione degli arrivi, per il potenziamento della politica dei rimpatri, ma soprattutto per fermare le partenze. Sosteniamo da tempo la necessità di un intervento europeo, in accordo con le autorità del Nord Africa e le organizzazioni internazionali, per realizzare sulle coste africane degli hotspot per valutare le richieste di asilo, ma anche di un nuovo piano di sviluppo per i paesi dell'Africa che garantisca sviluppo e lavoro e, in definitiva, il diritto a non emigrare». 

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