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Presidenzialismo e federalismo, Salvini accelera sulle riforme: cosa accadrà nel 2023

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"Il 2023 deve essere" l'anno per "arrivare ad avere un'Italia federale e con il presidenzialismo. È nel programma di governo e gli italiani ci hanno votato anche per questo". Matteo Salvini lancia un avviso ad alleati e opposizione: sulle riforme bisogna stringere i tempi. Da un lato il leader della Lega avalla la linea sempre sostenuta dalla premier Giorgia Meloni, di procedere parallelamente con le due modifiche costituzionali. Dall'altro però, accelera e soprattutto mira a portare a casa al più presto l'autonomia differenziata, riforma simbolo per il Carroccio. Sarà "una autonomia migliorativa nel rispetto della Costituzione", assicura Salvini, e "ci sarà ampia discussione, ma non ci devono essere più alibi da parte di quelli che fino ad oggi non sono riusciti a gestire servizi".

Tuttavia le opposizioni continuano a osteggiare un progetto che "spacca l'Italia", come ribadiscono con una formula che ieri ha fatto infuriare il ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli. "Non c'è nessuno qui che vuole spaccare in due il Paese" e "io sono il ministro di tutte le Regioni, non solo di qualcuna", torna a dire oggi lo stesso Calderoli che sente "la fiducia del centrodestra" e vede "che Fratelli d'Italia è al mio fianco". In effetti, da FdI cercano di stemperare le polemiche e rassicurare. "Il nostro progetto mira a mantenere l'unità del Paese" senza "lasciare indietro nessuno. Il sud, in particolare, è e rimarrà al centro dell'agenda del Governo Meloni", dice Carolina Varchi, responsabile per il partito delle politiche per il Mezzogiorno e la coesione sociale, garantendo "un'equa assegnazione delle risorse in base ai fabbisogni dei territori". Si arriverà insomma a "una sintesi che valorizzi le Regioni nell'interesse di tutta la patria", conferma il senatore Nicola Calandrini. Mentre il capo politico di Noi moderati Maurizio Lupi, rilancia "l'istituzione di una Bicamerale" per condividere le riforme.

Parole che però non placano gli attacchi dell'opposizione. Particolarmente significativa è la posizione di Stefano Bonaccini, che oltre a candidarsi alla segreteria del Pd è anche governatore dell'Emilia Romagna: "L'autonomia proposta dalla destra spacca l'Italia e penalizza il Mezzogiorno", sentenzia. Seguito dalla 'competitor' alla guida dei dem Elly Schlein, secondo la quale "il disegno di autonomia di Calderoli aumenta i divari e va fermato". "La Lega vuole dividere in due il Paese e colpire il Sud", insiste il senatore democratico Francesco Boccia, avanzando proposte ben precise: "i Lep devono essere votati in Parlamento, non definiti con Dpcm", così come le "intese tra Stato e Regioni", e "poi ci vuole un fondo di perequazione anticipato".

Il segretario nazionale di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, invita "la presidente del Consiglio Meloni" a "consigliare al proprio ministro Calderoli di darsi una calmata", perché la verità è che "il suo progetto di autonomia non è altro che uno provvedimento spacca-Italia". Mentre l'ex ministro per il Sud Mara Carfagna (Azione) va all'attacco di Salvini che "per difendere l'autonomia modello Calderoli offende i sindaci, gli assessori e ogni amministratore del Sud accusandoli in blocco di 'cercare alibi'". Il leader del terzo polo Carlo Calenda, infine, smonta anche la possibilità di arrivare al presidenzialismo: "È un'arma di distrazione di massa. Non lo farà" perché "sarà difficile trovare una sintesi" - afferma - e "se pensano di approvarla a maggioranza si schianteranno. Serve una Bicamerale redigente. Le priorità sono l'elezione diretta del presidente del Consiglio, il monocameralismo, il riassetto dei poteri dello Stato centrale".

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