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Regione Lazio, il Pd si aggrappa al Nobel Parisi per cercare l'unità con il M5S

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«La sinistra, i progressisti e gli ambientalisti hanno rinunciato a governare il Lazio. La scelta incomprensibile di presentarsi divisi contro il candidato dell’intero centrodestra Francesco Rocca rende sostanzialmente inutile la competizione elettorale del 12 febbraio nella Regione Lazio. E in qualche caso chi ha preso questa decisione si prepara persino a festeggiare cinicamente la propria sconfitta». Questo quanto si legge in una lettera appello sottoscritta da numerose personalità, dal Nobel per la Fisica, Giorgio Parisi, a Fabrizio Barca, Luciana Castellina, Christian Raimo, Tomaso Montanari. 

 

 

«Questa scommessa elettorale autolesionista sarà però pagata da cittadine e cittadini del Lazio - si legge nell’appello - che vedono un’intera classe dirigente lasciare alla destra settori chiave come la sanità pubblica, l’ambiente, i trasporti, la formazione, il welfare. Per di più, il voto nel Lazio per ammissione della stessa presidente del consiglio ha valenza nazionale, rappresenta una prima prova politica per il governo Meloni e dunque un’occasione per cominciare ad arginare le destre». 

 

 

«Per quale motivo, come elettrici ed elettori, dovremmo sostenere questa strategia che ha già scelto di perdere in nome di calcoli personali? Siamo consapevoli del fatto che il tempo stringa. Sosteniamo tuttavia che se i democratici, i progressisti e gli ambientalisti rinunceranno a percorsi individuali e autoreferenziali e se faranno un confronto acceso, informato, aperti e ragionevole, sapranno trovare la convergenza su un programma essenziale e su una rosa di figure significative per una candidatura condivisa e allargata, come richiedono le sfide sociali che si trovano davanti. In questo modo potranno recuperare credibilità e consenso» il resto della lettera indirizzata ai leader politici. Il Partito Democratico ha scelto di appoggiare la candidatura di Alessio D’Amato proposta dal Terzo Polo, mentre il Movimento 5 Stelle ha giocato la carta Raffaella Bianchi.

 

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