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Reato di abuso d'ufficio, il viceministro Francesco Paolo Sisto: blocca l'Italia

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Depenalizzare il reato d'abuso d'ufficio per garantire maggiore efficienza all'intero settore della giustizia italiana. ne è convinto il viceministro Francesco Paolo Sisto che, sul tema, ha rilasciato un'intervista a Il Giornale. «Ci sono "non reati" come l’abuso d’ufficio che pesano» sull’efficienza della giustizia «per il numero esorbitante dei procedimenti/processi, e non per le sentenze (pochissime arrivano a una condanna). Ma innescano una burocrazia difensiva che blocca velocità amministrativa e costa preziosi punti di Pil. E rischia di impantanare il Pnrr dopo aver raggiunto i 55 obiettivi prefissati. Stesso tema vale per il reato di traffico di influenze, una norma a maglie troppo larghe in cui i principi di tipicità e tassatività troppo spesso sono latitanti. Poi bisogna intervenire sull’appello alle sentenze di assoluzione da parte del pm, evitandolo, anche come strumento deflattivo». Così a Il Giornale il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, al quale viene chiesto se i principi liberali e garantisti declamati dal ministro Nordio non confliggano «con la visione panpenalista dei primi decreti repressivi del governo Meloni».

 

 

 

 

Per Sisto, tali principi «Non sono confliggenti: nessuno può pensare a un diritto penale della "non pena" o della clemenza tout court. Ma solo la sanzione per la violazione di norme incriminatrici deve comprendere la punizione e la rieducazione, in uno, secondo i principi sanciti nell’articolo 27 della Costituzione. Nel processo penale, garantismo significa Costituzione, un pm non invasivo, una difesa rispettata, un luogo in cui il giudice possa liberamente esprimere il suo giudizio, ciascuno nel rispetto reciproco dei ruoli ascritti». E come si può garantire? «Con la separazione delle carriere, affinché tra pm e giudice ci sia la stessa distanza che c’è tra avvocato e giudice».

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