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Al Senato la Manovra di bilancio è a un passo dal traguardo

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Alla fine il governo ha incassato la fiducia della Camera posta sul cosiddetto Dl rave. Certo l’iter non è stato semplice, con il presidente Fontana che ha convocato la terza chiama dopo che le opposizioni avevano disertato l’aula nel corso delle prime due. 206 i voti a favore, 145 contrari. I tempi per l’approvazione del dl stringono e, se non venisse convertito in legge entro il 30 dicembre, decadrebbe. Per scongiurare questa ipotesi la maggioranza pensa di ricorrere alla «ghigliottina», uno strumento prerogativa della presidenza della Camera che accelererebbe significativamente i tempi. Sul fronte Senato, intanto, la legge di Bilancio è a un passo dal traguardo che dovrebbe essere tagliato giovedì 29, sostanzialmente in contemporanea con la conferenza stampa di fine anno di Giorgia Meloni. Il governo ha chiesto il voto di fiducia.

Ma alla Camera sul decreto rave, proprio attorno alla ghigliottina si è sollevata un’animata polemica dai banchi del Partito democratico e del Movimento 5 Stelle: mentre la Camera era intenta a votare la fiducia, infatti, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha annunciato durante una trasmissione televisiva che si sarebbe ricorsi a questo strumento. Alle proteste dell’opposizione ha replicato direttamente il presidente della Camera, Lorenzo Fontana: «Chiamerò il ministro Ciriani - ha detto - per chiedergli delucidazioni su quanto letto sulle agenzie, e immagino che sicuramente ci intenderemo su quanto è avvenuto ma è chiaro che il ricorso alla "ghigliottina" è prerogativa della presidenza, strumento che in questo momento non è stato ancora adottato. Mi auguro che tutti lavorino per evitarlo».

 

 

 

 

Concluse le operazioni di voto, ha preso il via la seduta «fiume», anch’essa votata favorevolmente dall’Aula, con l’illustrazione dei 157 ordini del giorno presentati. Sul fronte della discussione attorno al Dl rave, è proseguito lo scontro tra maggioranza e opposizione. Per il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, il dl rappresenta «uno scempio sotto ogni punto di vista: culturale, giuridico, politico - dice - Hanno elaborato un dispositivo punitivo grottesco, che prevede fino a 6 anni di carcere per i giovani che organizzano rave mentre nello stesso decreto ci sono diversi favori ai soliti noti e furbetti». Parla di «provvedimento repressivo, punitivo e illiberale» il presidente di +Europa Riccardo Magi per il quale «si tratta di un provvedimento "bandiera" ispirato alle peggiori pulsioni propagandistiche e rappresenta una forma di abuso lesivo delle prerogative di questo Parlamento». Ma la maggioranza fa quadrato attorno alla norma. «La difesa della sicurezza coincide con il senso di libertà di ognuno di noi perché non c’è libertà senza sicurezza - dice il deputato di Fratelli d’Italia Massimo Ruspandini - Il dovere dello Stato è quello di proteggere soprattutto le fasce più deboli della popolazione». Per il viceministro al Lavoro e alle Politiche sociali Maria Teresa Bellucci, «la tutela della Salute, dell’ordine pubblico e della proprietà privata sono dei doveri a cui lo Stato non può sottrarsi. Coloro che sostengono l’incostituzionalità delle disposizioni volte a limitare e sanzionare i Rave illegali portano avanti una battaglia illegittima, priva di alcun fondamento giuridico».

Oltre alle norme sul contrasto ai rave party, il decreto contiene altre due misure su cui lo scontro è apertissimo: la deroga all’obbligo vaccinale, con il reintegro anticipato al lavoro dei medici no vax e la cancellazione dei reati contro la Pubblica amministrazione dall’elenco di quelli ostativi. In particolare, i medici che pur essendo idonei al vaccino non hanno rispettato l’obbligo vaccinale e sono stati sospesi dall’esercizio della professione con il divieto di svolgere l’attività lavorativa e venendo multati di 100 euro, con il decreto vengono reintegrati in servizio, rinviando il pagamento delle multe. L’altra misura, che elimina i reati contro la Pubblica amministrazione dall’elenco di quelli ostativi, l’opposizione teme possa vanificare la cosiddetta «legge Spazza corrotti».

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