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Manovra, testo blindato al Senato: sprint finale per il via libera

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Benedetto Antonelli
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 La legge di bilancio all'ultimo miglio: oggi approda in Senato per la seconda lettura dopo il via libera della Camera. L'inizio dei lavori è fissato alle ore 14. Il governo porrà la fiducia. L'esame, infatti, avverrà senza modifiche visti i tempi stretti. Il testo deve essere approvato definitivamente entro il 31 dicembre per evitare l'esercizio provvisorio. L'ok definitivo dovrebbe arrivare giovedì 29. La Camera il 24 dicembre all'alba, dopo una maratona notturna in aula, ha approvato la prima manovra del governo guidato da Giorgia Meloni. La sessione è stata influenzata dalla ristrettezza dei tempi, conseguenza del voto per le politiche avvenuto a fine settembre, con il governo che si è formato quando solitamente la discussione sulla finanziaria è già avviata in Parlamento.

 

Nonostante le poche settimane a disposizione, il governo e la maggioranza hanno cercato di inserire nel testo alcune scelte che marcassero una linea politica, tra pace fiscale, contanti e pensioni, finendo però per incorrere nel ritiro di una serie di misure. L'esecutivo rivendica di aver prodotto un testo all'insegna della «prudenza», con un ricorso contenuto a nuovo deficit, dalla maggioranza FdI parla un «testo formato famiglie», mentre Forza Italia sostiene guardi «alla crescita del Paese». Dalle opposizioni, però, il Pd replica che si tratta di una manovra «di condoni e tagli a sanità», il M5S di «governo prono a falchi dell'austerity», e Verdi e Sinistra di «legge iniqua, inno all'evasione».

 

Il provvedimento più netto per reperire risorse è la sforbiciata nel 2023 del reddito di cittadinanza - ridotto a 7 mesi - per le persone ritenute occupabili. Vista l'impennata del costo dell'energia e la corsa dell'inflazione, il governo ha proposto un testo da 35 miliardi di cui ben 21 vanno alla proroga di misure per la mitigazione del caro bollette per imprese e famiglie. Con il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti che ha già fatto presente che a fine marzo potrebbe esserci la necessità di reperire nuove risorse. Nell'arco di un mese la discussione è stata monopolizzata dai provvedimenti su reddito, contanti, pensioni e fisco. Nel 2023 si potrà andare in pensione con 41 anni di contributi e 62 anni di età (la cosiddetta quota 103). Il governo ha portato il tetto al contante a cinquemila euro. Inoltre voleva eliminare le multe per gli esercenti che non consentono di pagare con il Pos fino a 60 euro. Dopo un tira e molla con la Ue, però, il Mef ha stralciato la norma. Sarà costituito un tavolo per cercare di raggiungere un accordo tra banche e imprese.

 

Si è discusso molto anche della modifica alla App18, con l'introduzione di due nuove carte per i consumi culturali dei neo maggiorenni, una basata sul reddito (massimo 35mila euro di Isee), una sul merito scolastico, legata al voto 100 alla maturità. Altro scontro si è consumato sulla parola «congrua» legato alle offerte di lavoro a chi percepisce il reddito di cittadinanza. Un emendamento approvato in Commissione, a prima firma di Maurizio Lupi di Noi Moderati, dispone che se si rifiuta anche la prima offerta di lavoro, si perde il diritto al sussidio. Si è trascinata per alcuni giorni anche la disputa sull'abbattimento dei cinghiali nelle città. È stata disposta, infatti, l'autorizzazione alla caccia della fauna selvatica anche nelle aree urbane, ma aderendo ad appositi piani regionali. 

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