Manovra, i parlamentari si bloccano l'aumento dello stipendio
L'Ufficio di presidenza della Camera dei deputati ha approvato all'unanimità la proroga, fino al 31 dicembre 2025, del blocco dell'adeguamento dell'indennità parlamentare, in vigore dal 2007. Senza la proroga di queste misure, la spesa per il 2025 avrebbe registrato un incremento pari a 29,4 milioni di euro. «Sulla delibera non si è registrata nessuna distinzione né differenziazione di carattere politico», fanno sapere da Montecitorio. «È una battaglia che ho condotto in seno al Collegio dei questori, è una vittoria del Movimento 5 Stelle», rivendica il deputato pentastellato Filippo Scerra. «Tale blocco permette alla Camera di risparmiare ben 30 milioni di euro all'anno stoppando un adeguamento di circa 5.500 euro al mese per ogni deputato. Grazie a questo intervento e al taglio dei parlamentari permettiamo un risparmio annuo di 80 milioni - aggiunge - Sono enormemente soddisfatto perché è un'azione coerente con la nostra visione di gestione oculata della cosa pubblica. Il M5S continua a dire no ai privilegi della classe politica».
A smorzare i toni trionfalistici dei grillini ci pensa però il deputato di Forza Italia, Giorgio Mulè, secondo il quale questa non è affatto una vittoria pentastellata: «Nell'ansia di vestire i panni di Don Chisciotte, i 5 Stelle finiscono per combattere battaglie immaginarie e inesistenti. Rivendicano di aver bloccato l'aumento degli stipendi dei parlamentari, peccato però che sia tutto falso: nessuno si è mai sognato di avanzare anche solo l'ipotesi di un aumento degli emolumenti dei deputati che infatti rimarranno come sono secondo quanto deciso all'unanimità dall'ufficio di presidenza della Camera».
Il deputato azzurra insiste sul concetto dell'«unanimità» che ha consentito di non aumentare gli stipendi dei parlamentari: «Ripeto, non c'è stato bisogno di fare alcuna "battaglia" come millantano i pentastellati. Ma loro sono fatti così: ammainato il vessillo dell'onestà-tà-tà, i 5 stelle si ritrovano nel pantano delle falsità-tà-tà».
Intanto, la delibera della Camera sugli stipendi ai collaboratori parlamentari, licenziata alla fine della scorsa legislatura, sta per essere modificata. Con un'amara sorpresa per gli assistenti dei deputati: la retribuzione minima fissata dalla "gestione Fico", pari a 1.800 euro con oneri contributivi a carico di Montecitorio, dovrebbe calare a 1.000 euro. Dodicimila euro annui che, considerando anche la tredicesima, diventeranno quindi 900 euro al mese.
La questione è complessa. Per anni infatti la retribuzione dei collaboratori era decisa in autonomia degli onorevoli, che a tal fine ricevevano 3.600 euro al mese e, nel caso non li avessero speso tutti, potevano tenersi la differenza. Poi, alla fine della scorsa legislatura, la Camera aveva deciso di porre dei limiti. Il Senato non è ancora intervenuto sul tema. Ieri ne ha parlato anche il presidente di Palazzo Madama, Ignazio La Russa: «Sulla disciplina dei collaboratori parlamentari, per un po' di tempo, breve, voglio stare ad osservare quello che succede alla Camera, per non doverci rincorrere su provvedimenti difformi. Dopo di che convocherò l'Ufficio di presidenza, ma mi piacerà avere dal percorso che sta facendo Montecitorio elementi di valutazione concreta».