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App 18, Gasparri svela la vergogna sinistra: cosa abbiamo dovuto modificare

Giada Oricchio
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Il governo Meloni assicura che l’App 18 non si tocca. Anzi. A spiegare la bontà delle modifiche apportate alla misura introdotta da Matteo Renzi, è stato Maurizio Gasparri. Il vicepresidente del Senato, ospite della trasmissione di LA7 “Omnibus”, giovedì 22 dicembre, ha fatto chiarezza su App 18, il fondo per aiutare i giovani nell’acquisto di beni e servizi legati alla cultura (libri, musei, cinema, teatri, concerti).

“Innanzitutto si è molto discusso sulla cifra: è stata aumentata e non diminuita. Inoltre adesso la misura favorisce i redditi più bassi” ha detto Gasparri ricorrendo a un esempio personale: “Perché mia figlia che ha un padre che fa il parlamentare deve poter avere uno sconto di Stato per comprare i libri? Era giusto privilegiare quelli che hanno redditi più bassi e gli studenti che hanno i migliori risultati a scuola. È un misura sociale”.

Il tema viene usato da Gasparri per tirare un dardo avvelenato agli avversari politici con tanto di retroscena: “Io sono trasecolato quando ho sentito i partiti di sinistra dire che non andava bene… capisco che sono del partito di Panzeri (l’eurodeputato al centro dello scandalo Qatargate, nda) che viaggiava con 650mila euro in contanti però ci sono anche i poveracci…. Se uno non è d’accordo e vuole dare i soldi ai ricchi, noi diciamo di no. Vogliamo darli ai più fragili”.

L’esponente di Forza Italia ha anche difeso il governo sulla legge di Bilancio (“avevamo tempi ridotti rispetto ai governi precedenti perché si è votato a settembre”) e garantito che sarà approvata entro il 31 dicembre.

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