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Pd, ora la scissione è al centro. Castagnetti e i popolari pronti all'addio

Gli ex Dc non ci stanno a un congresso Dem che riscriva in chiave "socialista" la carta dei valoro. E stanno per sbattere la porta

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Non c'è pace nel Partito democratico. Se da un lato si va lentamente organizzando attorno al nome di Elly Schlein la sinistra del Pd, dall'altro i Popolari temono un'eccessiva sterzata antiliberista del partito e con Pierluigi Castagnetti, tra i "padri fondatori", minacciano di andarsene, causando una scissione al centro dopo le tante subìte a sinistra.

La candidata alla segreteria dem Elly Schlein ha annunciato di aver chiesto a Francesco Boccia di «entrare nella squadra a coordinare le relazioni politiche della nostra mozione». Un passaggio che potrebbe sbloccare la situazione dentro la sinistra del partito, con esponenti di spicco come Andrea Orlando e Gianni Cuperlo che non hanno ancora sciolto la riserva sul candidato da sostenere. Lo stesso Orlando potrebbe presto convergere verso la deputata dem per la quale aveva già speso parole di elogio per le posizioni espresse sui temi del lavoro e del cambiamento nel modello di sviluppo. «Apprezzo una consonanza di toni e accenti con Elly Schlein, ma ci confronteremo sulle piattaforme», aveva detto orlando dopo la presentazione della candidatura di Schlein al Monk.

Un lento avvicinamento, dunque, dettato dal fatto - per dirla con fonti parlamentari dem - che esponenti come Orlando e Cuerlo esprimono «una sinistra diversa da quella di Schlein: ortodossa e novecentesca».

L’altro candidato alla segreteria, intanto, va avanti con la sua campagna congressuale fatto di social e interventi pubblici. Oggi Stefano Bonaccini è intervenuto all’evento per i 126 anni di Avanti!, dopo Orlando e dopo il segretario del Pd, Enrico Letta. Ad una platea socialista il presidente dell’Emilia Romagna ha detto che «il Pd sarà laburista, non socialista». Diametralmente opposta la posizione di Orlando: «Il recupero di una identità socialista è la strada obbligata». Due punti di vista opposti che alimentano lo spettro di future fratture interne. Tanto che c’è chi scommette che dopo il congresso si potrebbe innescare uno scontro interno tale da riportare allo schema Ds-Margherita.

Venti di scissioni che non riguardano solo la sinistra. A fibrillare è anche e soprattutto la vecchia guardia del Partito Popolare Italiano capitanato da Pierluigi Castagnetti che in occasione di un incontro alla Fondazione Don Sturzo ha esplicitato tutto il suo malessere sui tentativi di cambiare la Carta dei Valori e, quindi, la stessa «ragione sociale» del Pd. I popolari sono, infatti, fra i costituenti del partito e ogni «stravolgimento» di quella carta li porterebbe a «trarre le conseguenze», come spiegano. Insomma, una uscita dal partito che hanno contribuito a fondare.

A scandagliare i parlamentari in carica, il rischio è concreto e prescinde dal nome del prossimo segretario. E il commento che arriva da un esponente della sinistra dem conferma come il rischio di rottura sia reale, al di là delle frasi di circostanza: «Nel Ppi c’è stata tanta fiducia nel Partito Democratico che non hanno mai sciolto il Partito Popolare, al contrario di quanto fecero invece Ds e Margherita».

A non sottovalutare i segnali che arrivano dai popolari del Pd è un esponente di primo piano dell’esecutivo dem: «Non si può lasciare sotto traccia, e far scorrere nel silenzio, quanto avvenuto ieri allo Sturzo», dice il senatore e responsabile Sicurezza del Pd, Enrico Borghi, interpellato dall’AGI. «È evidente che dai Popolari giunge alla comunità del Pd al tempo stesso un grido di allarme ed un segnale politico, per una china imboccata che viene percepita da più parti come una regressione identitaria e una smentita nei fatti dell’idea originaria del Pd come il partito della sintesi del riformismo italiano in tutte le sue declinazioni». Borghi segnala infatti che «la stessa scomparsa della parola ’centrosinistra' come nostra definizione identitaria, e l’appello costante a una rigenerazione e una declinazione della sinistra facendo appello esclusivamente a una porzione, certamente nobile e autorevole, delle culture che hanno originato il Pd è uno dei tratti di questa stagione. L’esperienza del cattolicesimo democratico e popolare, insieme con tutte quelle che hanno fondato il Pd, non può certamente essere messa tra parentesi, e il congresso del Pd è il luogo naturale dove possa esprimere la propria soggettività. Per tornare al centrosinistra largo, plurale è capace di essere fortemente rappresentativo e competitivo», conclude.

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