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Cartabia tenta l'assalto al Csm: "Punta alla vicepresidenza". Il retroscena di Bisignani

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Luigi Bisignani
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Caro direttore, imperituri giochi di potere attorno al Csm. Dopo il flop al Quirinale, Marta Cartabia, vezzosamente soprannominata «la Cocca del Colle», tenta l'assalto a un altro Palazzo: il Consiglio Superiore della Magistratura. Per farlo, una sola condizione: essere eletta dal Parlamento in seduta comune con la certezza assoluta di diventarne poi vicepresidente, vista la forte spinta dei membri togati che hanno la maggioranza nell'organo di autogoverno della magistratura. La sua elezione, di questi tempi, rappresenterebbe una delle poche gioie del PD che la supporta e, soprattutto, il "gaudio magno" per Sergio Mattarella, con cui Cartabia è in sintonia dal 2011, quando entrambi sedevano l'uno accanto all'altra alla Consulta. Si anticiperebbe così una delle riforme costituzionali allo studio che vedrebbe il Capo dello Stato indicare il proprio Vicepresidente a Palazzo dei Marescialli.

Negli anni del famoso "sistema Palamara" erano Stefano Erbani e Francesco Saverio Garofani ex deputato cattocomunista, ad occuparsi per conto di Mattarella delle questioni più delicate degli uffici giudiziari. Seppur la modifica ancora non c'è stata, sono in tanti nel centrodestra a storcere il naso, la candidatura della già prima donna presidente della Corte Costituzionale verrebbe considerata infatti uno sbilanciamento troppo forte negli equilibri tra i poteri. Tra questi pare ci sia lo stesso ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che come "persona informata dei fatti" sta mettendo coraggiosamente mano alla riforma in senso garantista della magistratura.

La Cartabia, tuttavia, almeno per ora, non compare negli elenchi dei candidati per l'elezione dei componenti laici del Csm, come lei stessa aveva peraltro sancito nella sua riforma, mentre i venti neo-consiglieri togati eletti a settembre non arriveranno a Roma prima di febbraio, con l'attuale Csm in prorogatio a dover ancora decidere su nomine delicatissime. L'elezione della componente laica del Csm, fissata per il 13 dicembre, è stata rinviata per la concomitanza con la Legge di bilancio, in seduta comune il 17 gennaio, suscitando, sembra il disappunto del Presidente della Repubblica che aveva più volte sollecitato la votazione. Non è ancora stato trovato l'accordo tra i partiti sui consiglieri laici da eleggere e, ovviamente, sul vicepresidente del Csm. Con il centrodestra al Governo potrebbe esserci quella svolta epocale per un cambio di registro così da fare in modo che i partiti indichino per il Csm non i soliti politici in cerca d'autore, ma personalità libere, capaci di affrontare senza paura i mille intrighi di Palazzo dei Marescialli.

Ma non è detto che ciò accadrà e la maggioranza di Governo perderà un'occasione storica per modificare un organismo i cui drammatici limiti sono venuti alla luce con le rivelazioni di Luca Palamara, che "gattopardianamente" però non hanno prodotto cambiamenti concreti, visto che "Il Sistema" è rimasto com'era e con lo stesso vicepresidente Ermini, sponsorizzato proprio da Palamara, immobile al suo posto. Due le ipotesi sul tavolo. La prima vede ripartiti i dieci consiglieri tra sette alla maggioranza e tre alla minoranza. La seconda vede invece assegnati tutti i dieci consiglieri alla maggioranza e ad Azione/Iv, che hanno infatti i numeri per eleggerli.

Fratelli d'Italia ha come candidato principale Giuseppe Valentino, giurista e galantuomo di gran valore, parlamentare di lungo corso inviso alla corrente di magistratura democratica. Se non la spunta come vicepresidente, sono due gli altri nomi che ce la potrebbero fare e sono entrambi della Lega. In pole position, con a sorpresa uno sponsor di tutto rispetto, il redivivo Luciano Violante che, incurante del traffico di influenze, giacché Nordio ha deciso di abolire la norma, sta chiamando a raccolta ex colleghi e conoscenti per supportare il suo candidato. Si tratta dell'avvocato padovano Fabio Pinelli il quale ha un ottimo rapporto con Matteo Salvini, essendo il legale di Armando Siri e dell'ex spin doctor Luca Morisi, messo in croce per una storia privata che mai sarebbe dovuta finire sui giornali. Pinelli con Violante è legato da fitte trame, ad esempio siedono nella Fondazione Leonardo e recentemente hanno costituito insieme l'Associazione "Padova Legge".

L'altro candidato forte della Lega - tendenza Giulia Bongiorno, difensore di Salvini - è l'avvocato Francesco Urraro di Nola, ex parlamentare pentito dei 5Stelle. Mentre Forza Italia, per quel che vale, pensa di puntare su un "usato sicuro"come Gaetano Pecorella, principe del foro milanese. E, a proposito di principi del foro, tra i candidati spunta, questa volta da Perugia, Valter Biscotti, protagonista di thriller legali che hanno inchiodato l'Italia davanti al televisore.

Comunque vada, il Paese ha bisogno di serenità nei rapporti tra politica e magistratura, serve un plenum del Csm equilibrato e meno giochi di Palazzo. Sarà la volta buona per sgattopardizzarsi? Incrociamo le dita, in nome del popolo italiano. Montesquieu ringrazierebbe.

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