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Il piano Meloni per il Quirinale: pronta la riforma semi-presidenzialista e l'elezione diretta

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Una riforma storica per l’Italia. Dopo l’approvazione della manovra il piano della maggioranza di centrodestra è quello di portare in Parlamento il ddl di modifica della Costituzione che prevede il semi-presidenzialismo, un’idea che trova l’apertura del Terzo Polo. A gennaio, rivela Affari Italiani, inizierà quindi l’iter per arrivare ad un modello semi-presidenziale che sarà molto simile a quello francese. Ci sarà quindi l’elezione diretta del Presidente della Repubblica e non del Presidente del Consiglio, che comunque verrà indicato direttamente dagli elettori nel momento delle elezioni politiche per il rinnovo del Parlamento. Sulla carta c’è la volontà di dare al nuovo Capo dello Stato maggiori poteri rispetto a quelli attuali, ma meno libertà di azione rispetto agli Stati Uniti, dove c’è un presidenzialismo puro.

 

 

Senza liti e nodi irrisolvibili la riforma dovrebbe richiedere almeno un anno e mezzo se ci fosse una maggioranza qualificata per la revisione della Costituzione, mentre sarebbero necessari due anni se ci dovessero essere i numeri per un referendum confermativo, che Pd e M5S chiederanno con certezza, vista la già annunciata contrarietà al progetto. Si arriverà perciò a metà del 2024 o all’inizio del 2025, un periodo in cui arriveranno poi - spiegano fonti della maggioranza - le “inevitabili e scontate dimissioni di Sergio Mattarella, essendo cambiata la modalità di elezione del Presidente. A quel punto in Fratelli d'Italia danno per certa la candidatura a Capo dello Stato da parte della premier Meloni, che diventerebbe, sondaggi attuali alla mano, la prima donna italiana presidente della Repubblica eletta direttamente dai cittadini. Contestualmente - scrive il sito - ci sarebbero anche le elezioni politiche per il Parlamento e sarà Meloni stessa a indicherà il candidato premier”.

 

 

L'obiettivo di Fratelli d’Italia è quello di garantire maggiore stabilità istituzionale e una "democrazia decidente", dando la possibilità di candidarsi a partire dai 40 anni di età, abbassando la durata del mandato da sette a cinque anni, con una sola possibile rielezione. L’inquilino del Quirinale continuerebbe a "rappresentare l'unità della Nazione" e ne garantirebbe "l'indipendenza", vigilando sul rispetto della Costituzione. Avendo però un incarico legato a doppio filo al governo, perdendo però la guida del Consiglio superiore della magistratura, che andrebbe al primo presidente della Corte di Cassazione. Inoltre il nuovo presidente svolgerà una funzione rappresentativa a livello internazionale ed europeo: “Il presidente della Repubblica - un passaggio della proposta di legge costituzionale - dirige la politica generale del governo e ne è responsabile. Mantiene l'unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l'attività dei ministri, con il concorso del primo ministro”. Infine il Capo dello Stato non potrebbe essere sfiduciato dalle Camere dopo essere stato eletto dai cittadini.

 

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