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Cgil sciopero generale, sindacati spaccati: Cisl e Ugl dicono no

Pietro De Leo
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«Il sindacato non è diviso, ma è plurale», dice al Corriere della Sera Luigi Sbarra, leader della Cisl. A volte nelle scelte semantiche si racchiudono grandi obiettivi, e sicuramente lo è quello dell'unità sindacale, valore spesso rivendicato dalla sinistra. Fatto sta, però, che nel confronto intorno alla manovra in gestazione l'unità sindacale non c'è e il solco si delinea dopo l'incontro che le sigle hanno avuto a Palazzo Chigi con il governo. Da cui è uscito un doppio registro per la triplice. Scelgono la piazza Cgil e Uil, in una mobilitazione territoriale che scatterà il 12 per culminare nello sciopero generale il 16 dicembre. «Abbiamo confermato il nostro giudizio negativo» sulla legge di bilancio, «per cui la mobilitazione c'è e va avanti», ha detto il segretario generale della Cgil Maurizio Landini.

Puntando il dito su vari aspetti, tra cui la flat tax: «Aumenta le differenze e il carico sui lavoratori dipendenti». Inoltre, «le risposte che abbiamo ottenuto hanno confermato delle prodonde distanze sulla questione del fisco, della precarietà ed anche sulla questione della tutela del potere d'acquisto». Sul fronte Uil, il leader Pierpaolo Bombardieri ha affermato: «Non c'è risposta all'emergenza dei salari e delle pensioni. Avevamo chiesto di detassare la tredicesima, gli aumenti contrattuali e in manovra non c'è nessuna misura». Questo, quindi, segna la scelta della protesta. A fronte di questo, invece, l'atteggiamento della Cisl è interlocutorio. Sbarra rivendica un «giudizio articolaDicembre È il giorno in cui inizieranno le manifestazioni in piazza in varie regioni che culmineranno con lo sciopero generale del 16 to», condividendo peraltro la strada di aver dedicato la maggior quota di risorse all'emergenza energetica. Anche l'Ugl, con Francesco Paolo Capone, sceglie la via del dialogo, per quanto sia stato piuttosto critico sull'implementazione dei voucher («in maniera sconsiderata», ha commentato), osserva che alcuni interventi vanno «nella direzione giusta».

Tra questi alcuni strumenti per affrontare la povertà, come «l'assegno unico» e le risorse impegnate ma non utilizzate dai Comuni. Dunque, si delinea la differenziazione. Come accadde lo scorso anno, in occasione dell'ultima legge di Bilancio del governo Draghi. Anche in quel caso, la triplice si ritrovò su due piani diversi, con Cgil e Uil che virarono sullo sciopero generale, Cisl no. Per quanto con una differenza rispetto ai tempi attuali. Landini, infatti, allora puntò il dito soprattutto sulle proposte dei partiti che, a suo dire, a scapito dell'atteggiamento tenuto da Draghi avrebbero peggiorato la legge di bilancio: «Pensano più alle proprie bandiere elettorali che agli interessi dell'Italia». Anche in quel caso fu utilizzata una formula verbale analoga rispetto a quella che abbiamo ascoltato in queste ore: «Non c'è un sindacato unico ma unitario - disse Landini -ci divide la sensibilità nella risposta». Tuttavia, nella dinamica di quest'anno rileva una differenza tutta inscritta nello scenario politico. Il governo Draghi vedeva i tronconi della sinistra tutti in maggioranza (salvo la forza residuale di «Sinistra Italia»).

Al contrario, attualmente il blocco di sinistra è integralmente collocato all'opposizione. Tuttavia con un quadro di differenze. Ad un Pd ripiegato nel proprio percorso congressuale e nella difficile ricostruzione identitaria, fa da contraltare un Movimento 5 Stelle che ha scelto una linea molto vocata alla protesta, che vede il core business politico-propagandistico nella difesa ad oltranza del reddito di cittadinanza ed in un'accusa rivolta al governo, spesso condotta esasperando i toni, di trascurare la povertà. Ecco che, allora, la scelta di piazza della Cgil può costituire, nei fatti, un'altra tappa di avvicinamento tra il Sindacato di Corso Italia e il Movimento 5 Stelle a guida Conte. Passo ulteriore, dopo la comune sensibilità, anche quella suggellata da un'iniziativa di piazza lo scorso 5 novembre, mostrata anche sul dossier della guerra in Ucraina. Un percorso di superamento di quell'assunto storico che, nella storia recente, ha visto la Cgil in un'interlocuzione privilegiata prima con Ds e poi con il Pd, nel solco di continuità storica rispetto al Partito Comunista Italiano.

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