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Open Arms, Gasparri: "Sull'Ong hanno ingannato il Senato". Le carte segrete

Pietro De Leo
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Attenzione, perché ora la questione Open Arms rischia di esondare sul campo istituzionale. Riassunto: nel corso dell'ultima udienza di Palermo è emersala presenza di una relazione di servizio sull'attività di un sottomarino della nostra Marina Militare, il «Venuti». Che, il primo agosto del 2019, aveva dapprima rilevato la presenza della nave Ong a circa 150 km a largo di Lampedusa. Qualche ora dopo intercetta un dialogo su una frequenza commerciale, presumibilmente tra un componente dell'equipaggio della Open Arms ed un altro soggetto (non identificato), cui poi sarebbe seguito l'avvicinamento tra un barchino che trasportava migranti e la nave della Ong che poi li ha fatti salire a bordo. Potrebbe essere - con tutto il condizionale del mondo - la "smoking gun" dei contatti tra l'Open Arms e i trafficanti.

Tutto da accertare, certo. Quel rapporto fu inviato a nove procure. Ma non arrivò mai alla Giunta per le Immunità su cui pendeva la richiesta di autorizzazione a procedere su Matteo Salvini che, da ministro dell'Interno, ingaggiò un braccio con la Ong sullo sbarco in Italia. Tema al centro del processo di Palermo, che vede l'attuale vice Presidente del Consiglio indagato per sequestro di persona e omissione d'atti d'ufficio. Un processo iniziato, appunto, previo via libera del Senato, che arrivò nella scorsa legislatura non dalla Giunta, ma dall'Aula.

La mancata consapevolezza di quell'informativa, però, ora costituisce un elemento importante. E lo sottolinea Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, che a quel tempo guidava la Giunta. «Temo che io e il Senato siamo stati vittime di un reato commesso dalla magistratura», spiega in una lunga nota. «Nella scorsa legislatura, ricoprendo il ruolo di presidente della Giunta per le immunità, ho chiesto all'Aula del Senato di dare ragione a Salvini, all'epoca dei fatti ministro dell'Interno, perché aveva agito nel rispetto della Costituzione ed in base alle proprie funzioni di governo. Come prevede la legge. Ma l'Aula volle, per scelta politica, mandare Salvini davanti alla magistratura. Che a Palermo lo sta infatti giudicando. Senza motivo a mio avviso».

Ma qui viene il punto della questione: «Ora, di fronte a notizie clamorose, chiederò spiegazione sui materiali non pervenuti a noi in Parlamento, dove eravamo chiamati a giudicare quei fatti». E ancora: «Se sono stati nascosti dei file con intercettazioni raccolte da un sommergibile della nostra Marina, con la prova di contatti tra Ong e protagonisti della tratta di persone, si sarebbe condizionato un "processo parlamentare", privandolo di una prova decisiva. In mancanza della quale è stato facilitato un giudizio negativo contro Salvini. Un vero attentato ad organi costituzionali». Dunque «mi rivolgerò al vertice della magistratura, al ministro della Giustizia, alle Procure citate, perché si verifichi se sono stati commessi reati, come mi pare evidente, da parte dei magistrati». Un'ombra sempre più oscura si va allungando su una vicenda che lascia perplessità sin dalla sua genesi: la messa sotto inchiesta di un ministro per aver assunto una iniziativa politica, peraltro corrispondente ad un obiettivo di campagna elettorale. 

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