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Stefano Bonaccini-Dario Nardella, la coppia che vuole cancellare l'era Letta nel Pd

Claudio Querques
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Fino a due giorni fa erano pronti a sfidarsi in campo aperto. Poi il colpo di scena che in casa dem non manca mai: il duo Nardella-Bonaccini correrà in tandem. Il primo tirerà la volata al secondo. O almeno così promette. Risultato: due renziani senza Renzi alla conquista della cima più alta e più disastrata: la guida del partito Democratico.

L’ultima puntata della Nazareno-story corre dunque lungo la dorsale appenninica, tra i sindaci di Firenze e Bologna, cui potrebbero aggiungersene altri. L’obiettivo è coinvolgere anche il primo cittadino di Pesaro Matteo Ricci, così da allontanarlo dalle lusinghe di Goffredo Bettini, ancora alla ricerca di un competitor. «Se Matteo Ricci vorrà ragionare, io ci sono», gli ha offerto un approdo sicuro, il governatore dell'Emilia-Romagna. Dal 10 dicembre si parte in tour da Bari, tappa in 100 città.

Il connubio tosco-emiliano è la risposta ai sondaggi di questi giorni che danno il Pd sempre più in picchiata, il tentativo di riportarlo sulla terra dopo la parentesi lunare e auto-distruttiva di Enrico Letta. Due sindaci in passato legatissimi al leader di Italia Viva, tanto da alimentare il sospetto di essere «renziani in sonno», uniti contro la nomenclatura romana.

Le assonanze con il leader toscano però non mancano. A partire dalla scenografia curata dalla Jump di Marco Agnoletti, ex portavoce di Renzi. Una bici da corsa sul palco per far dire a Nardella: «Tirerò la volata al mio capitano, Stefano è persona che stimo, saprà costruire una squadra vincente».

Da Campogalliano, dove Bonaccini annunciò la sua candidatura, a «campo largo» ce ne corre, però. Terzo Polo o M5S la prima tappa? «Il Pd da solo non può farcela, nei comuni e nelle regioni governiamo con alleanze che non sono sempre le stesse ma con un programma condiviso», ha glissato il governatore, ex presidente della Conferenza Stato-Regioni. Rottamazione bis? «È una parola che non ho mai usato neanche quando andava di moda, non dobbiamo mandar via nessuno ma mettere in campo una nuova classe dirigente non consumata».

La rifrazione naturale di un certo renzismo rimane però accecante. Sarà il tormentone dei prossimi giorni? «I renziani senza Renzi non sono renziani – gioca con le parole Nardella – io ho fatto una scelta chiara rimanendo nel mio partito e in questi anni sono cresciuto dimostrando autonomia e forza».

L’ultimo giorno utile per candidarsi è fissato al 27 gennaio. L’«X Factor» del Nazareno, dunque, continua e altre candidature si annunciano. Bonaccini lo ha già messo in conto: «Il partito va smontato e rimontato, non dobbiamo più farci chiamare con il cognome di qualcun altro, se trovate qualche bonacciniano ditegli che è un coglione...». L’abbraccio a Elly Schlein per il gravissimo attentato di Atene contro la sorella Susanna, la promessa che se perderà è pronto a mettersi a disposizione di «chiunque vinca», chiudono la conferenza stampa.

Da oggi Nardella guiderà il Comitato Bonaccini. Punti fermi la modifica della legge elettorale e la scelta dei candidati che non dovrà più «arrivare da Roma ma dal territorio». L’obiettivo è la rinascita di un partito che di questo passo rischia di diventare «irrilevante» - la parola usata da Bonaccini - prima ancora di arrivare al traguardo del congresso (12 marzo). Il resto è la consueta fabbrica della retorica e dei luoghi comuni. La Sinistra «che se non sogna non esiste»; le elezioni «che si vincono nelle urne e non nei talk-show»; l’impegno «a far seguire alle promesse i fatti».

In attesa delle mosse dei big, oggi toccherà a Elly Schlein presentare la sua candidatura al Monk di Roma. E Giorgio Gori ha messo le mani avanti, «se dovesse vincere lei lascerei il Pd». Poi il sindaco di Bergamo ha corretto il tiro ma è bastato ad evocare l'ennesima ricaduta. Il male cronico che affligge il pd: la scissione.
 

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